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L’Ue si riarma, ‘siamo in pericolo, dobbiamo difenderci’

I 27 capi di stato e di governo dell'Unione Europea al vertice straordinario sulla difesa si trovano d'accordo e danno luce verde al piano 'ReArm' proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

(Keystone-ATS) “L’Europa affronta un pericolo chiaro, dobbiamo essere in grado di proteggerci”, ha scandito la tedesca accanto a Volodymyr Zelensky e al presidente del Consiglio Antonio Costa. “Sentiamo la vostra vicinanza, siamo contenti di non essere soli”, ha ribattuto il leader ucraino reduce da una settimana a dir poco traumatica.

Ecco, il senso del summit – oltre a “scrivere la prima pagina del libro della difesa comune europea”, come spiega un alto funzionario Ue – è proprio quello di riaffermare il sostegno del Vecchio Mondo alla causa ucraina e riprendere il cammino (strettissimo) verso una pace giusta, evitando se possibile la capitolazione.

Le discussioni – a tratti segretissime, con solo i leader nella sala, senza assistenti e cellulari – hanno dunque toccato l’ampio spettro delle opzioni da perseguire: rafforzare la mano dell’Ucraina, con nuovi aiuti militari (e qui l’Ue prevede almeno 30 miliardi per il 2025); esplorare le dinamiche della possibile coalizione dei volenterosi disponibile a mettere gli scarponi sul terreno una volta raggiunta la pace; coinvolgere Kiev nel piano di riarmo europeo, aprendole la via degli appalti congiunti incentivati dal nuovo fondo da 150 miliardi.

Con un però. Se per la difesa comune sono tutti d’accordo (compreso il premier ungherese Viktor Orban), per la parte delle conclusioni dedicate all’Ucraina, in cui appunto si batte il tasto sul sostegno rinnovato e in cui si enunciano dei principi cardine per la pace Orban non ha voluto sentire ragioni. L’escamotage allora è stata la dichiarazione del presidente Costa controfirmata dai 26, dimostrazione plastica della spaccatura.

I francesi, a quanto si apprende, hanno chiarito che la ‘coalition of the willing’ è “aperta a tutti” ma che al momento è ancora “prematuro” per avere le modalità della missione vera e propria. Però, è il ragionamento, per chiedere la copertura Usa – il cosiddetto “backstop” – prima gli europei devono capire cosa offrire. Naturalmente l’eco della proposta di Emmanuel Macron di aprire un dibattito sulla condivisione dello scudo atomico francese ha fatto irruzione nei corridoi – il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito la sua lealtà all’ombrello Nato, dunque Usa, mentre per il polacco Donald Tusk “vale la pena” prenderla in considerazione – ma non è stata discussa al tavolo dei leader. Anche lì, prematuro.

Passiamo al ‘ReArm Europe’. Al di là dei dettagli appare assodato che i 27 chiederanno alla Commissione di fare persino di più di quanto proposto. Berlino ha ottenuto un passaggio in cui si chiede di esplorare “ulteriori misure” per “facilitare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri”. Persino riaprendo il Patto di stabilità per avere margini maggiori.

Non solo. Non si escludono – dicono fonti bene informate – passi ulteriori sullo strumento di investimento comune, magari arrivando ai sussidi con eurobond oltre che ai prestiti.

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