Jeff Bezos torna a fare il ceo, con startup IA da 6,2 miliardi
Il miliardario Jeff Bezos, dopo aver lasciato il ruolo di numero uno di Amazon quattro anni fa, si è nominato co-ceo di una startup di intelligenza artificiale (IA) chiamata Project Prometheus. Lo riporta il New York Times, citando fonti anonime.
(Keystone-ATS) La startup, che si concentrerà sullo sviluppo di IA per l’ingegneria e la produzione in diversi settori, ha già ricevuto finanziamenti per 6,2 miliardi di dollari, più di quanto molte aziende riescano a raccogliere nell’arco della loro vita.
A guidare la società insieme a Bezos c’è il suo co-fondatore e co-ceo Vik Bajaj, un noto dirigente nel settore tech. Bajaj è fisico e chimico, famoso soprattutto per il suo lavoro presso la “moonshot factory” di Google, X, dove ha fondato la startup nel campo della salute Verily.
Non è chiaro da quanto tempo esista l’azienda, ma Project Prometheus ha già assunto 100 dipendenti, sottraendone diversi a società come OpenAI, DeepMind e Meta, secondo il New York Times. Si conosce poco altro sul progetto, poiché Bezos non ha rivelato dove avrà sede l’azienda né come potrebbe funzionare la sua tecnologia.
La terza persona più ricca al mondo è stata coinvolta per diversi anni nella sua compagnia aerospaziale Blue Origin come fondatore e unico azionista, ma tornare a ricoprire il ruolo di ceo rappresenterà la prima carica formale che Bezos assume dalla sua uscita da Amazon.
Bezos e Bajaj entrano in un mercato dell’IA già affollato, dove miliardi di dollari vengono investiti in concorrenti come OpenAI e altri miliardi sono spesi per sostenere lo sviluppo rapido dei modelli di intelligenza artificiale.
Sempre più esperti cominciano però a mettere in dubbio la sostenibilità finanziaria dell’industria dell’IA. Michael Burry, noto per aver previsto con precisione la crisi immobiliare del 2008, ha recentemente investito 1 miliardo di dollari scommettendo sul calo delle azioni di Palantir e Nvidia, pochi giorni dopo aver accusato alcune grandi aziende tech di utilizzare trucchi contabili per “gonfiare artificialmente i profitti”.