Iran: si schianta l’elicottero di Raisi, il paese teme il peggio
(Keystone-ATS) Un violento atterraggio d’emergenza dell’elicottero su cui viaggiava il presidente Ebrahim Raisi tiene l’Iran con il fiato sospeso.
L’incidente al velivolo, dove a bordo c’era anche il ministro degli esteri Hossein Amirabdollahian, è avvenuto in una remota zona montuosa dell’Azerbaigian, a causa del maltempo secondo le prime ricostruzioni. Condizioni che hanno reso estremamente difficili ricerche e soccorsi.
La Guida suprema Ali Khamenei ha lanciato un appello alla preghiera in tutto il paese. E con un messaggio diretto agli amici, ma soprattutto ai nemici a partire da Israele, l’Ayatollah ha assicurato che comunque vada non ci saranno vuoti di potere.
Il convoglio presidenziale di tre elicotteri era partito dall’Azerbaigian dopo una visita di Raisi all’omologo lham Aliyev, con cui aveva inaugurato una diga. Le prime notizie, arrivate dai media iraniani, hanno riferito di un “incidente”, ma senza chiarire se l’elicottero coinvolto fosse quello di Raisi.
Informazioni contraddittorie
Il seguito è stato un susseguirsi caotico di aggiornamenti, spesso contraddittori. “Raisi non è ferito, è ripartito a bordo di un’auto”, la prima versione dell’agenzia giornalistica privata e non ufficiale iraniana Mehr, che poi ha cancellato la notizia.
Il primo resoconto ufficiale è arrivato dal ministro dell’interno Ahmad Vahidi, che ha confermato lo schianto (“il duro atterraggio”) dell’elicottero con Raisi, il ministro degli esteri, il governatore della provincia e il principale imam della regione, “a causa delle cattive condizioni meteorologiche”. E soprattutto ha fatto capire che l’allarme era reale, tanto più che la nebbia ostacolava l’arrivo dei soccorritori sul posto. Nel frattempo, gli altri due elicotteri del convoglio sono arrivati a destinazione.
Soccorsi difficili
Verso la zona dell’impatto, un’area forestale della regione di Jofa, nell’est dell’Azerbaigian, sono state mobilitate decine di squadre, ma la nebbia, la pioggia, il buio e le rocce alte oltre 70 metri hanno costretto i soccorritori, dispiegati in numeri massicci, a muoversi a piedi, utilizzando cani da ricerca e droni. La televisione di Stato alternava immagini di iraniani in preghiera a filmati di una squadra della Mezzaluna Rossa mentre camminava su un pendio con scarsa visibilità.
L’Ue, su richiesta di Teheran, ha attivato il sistema satellitare Copernicus. Altri paesi, come Arabia Saudita, Russia e Turchia, hanno offerto assistenza. Anche la Casa Bianca ha seguito l’evoluzione della crisi.
Alcuni membri del governo iraniano si sono spostati a Tabriz, la città dove Raisi sarebbe dovuto arrivare, per seguire più da vicino l’evolversi della situazione. Da Teheran la Guida suprema Ali Khamenei ha espresso l’auspicio che “Dio riporti l’onorevole presidente e i suoi compagni tra le braccia della nazione”, ed ha lanciato un appello a tutto il paese a “pregare per la salute di questo gruppo di dipendenti pubblici”. Assicurando che in ogni caso “non ci saranno interruzioni nel lavoro del paese”. Folle di fedeli, immortalate dalla televisione, hanno recitato preghiere nel sacro santuario dell’imam Reza nella città di Mashhad, città natale di Raisi.
Speranze ridotte per Raisi
Con il passare delle ore si sono ridotte le speranze. Un funzionario iraniano in condizioni di anonimato ha detto all’agenzia di stampa britannica Reuters che “le informazioni provenienti dal luogo dell’incidente sono molto preoccupanti”, e che la vita di Raisi e del ministro Amirabdollahian “è a rischio”. Media israeliani, che naturalmente seguono con grande interesse la vicenda dell’acerrimo nemico, hanno citato fonti diplomatiche in Occidente, secondo cui Raisi non sarebbe sopravvissuto.
A un certo punto si è riaperto un filo di speranza: il vicepresidente esecutivo iraniano Mohsen Mansouri ha parlato di un contatto con uno dei passeggeri e un membro dell’equipaggio del velivolo precipitato, affermando: “Sembra che l’incidente non sia stato molto grave”. Poi, però si è tornati di nuovo nell’incertezza, tra annunci e smentite del ritrovamento dell’elicottero. Il velivolo, secondo il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, sarebbe stato comunque localizzato nella notte.
Verso maggiore instabilità in Medio Oriente
Eletto presidente della Repubblica islamica nel 2021, l’ultraconservatore 63enne Raisi ha preso le redini di un paese in preda ad una profonda crisi sociale e ad un’economia messa a dura prova dalle sanzioni statunitensi contro Teheran per il suo contestato programma nucleare.
Delfino della Guida suprema e papabile per la successione, si è dimostrato un intransigente nemico di Israele e degli Stati Uniti, arrivando al massimo livello di scontro con lo Stato ebraico, culminato con il primo attacco iraniano condotto in territorio nemico, sullo sfondo della guerra a Gaza. Con la sua morte, nonostante le rassicurazioni di Khamenei sulla tenuta del sistema, si aprirebbe una fase di turbolenza nel paese che potrà condizionare i già fragilissimi equilibri del Medio Oriente.