Industria MEM: “niente regali a sindacati in ambito accordo con Ue”
(Keystone-ATS) La situazione per l’industria metalmeccanica ed elettrica (MEM) svizzera e per i settori tecnologici ad essa correlati rimane difficile e non è quindi il caso aumentare la protezione dei lavoratori nell’ambito di un futuro nuovo accordo con l’Ue.
È questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato oggi dall’organizzazione di categoria Swissmem.
Nel primo semestre il fatturato del comparto è sceso (su base annua) del 5,1%, le esportazioni hanno subito una contrazione del 4,1%, mentre per le nuove commesse la flessione è stata del 3,3%, ha indicato oggi l’associazione padronale. L’utilizzo della capacità produttiva si è attestata all’84,1%, dato inferiore alla media sul lungo periodo, che è di 86,2%. I dipendenti censiti nel secondo trimestre sono stati 329’900 dipendenti, 400 in meno dei tre mesi precedenti.
L’indice dei responsabili degli acquisti (PMI) nell’industria – fa notare l’organismo – è a un livello molto basso nella maggior parte dei mercati europei, mentre in Asia e in America la situazione è solo leggermente migliore. Le speranze che si verifichi un’inversione di tendenza prima del 2025 vengono quindi giudicate scarse.
“I dati commerciali mostrano che la ripresa continua ad essere posticipata”, afferma Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, citato in un comunicato. “Per dirla senza mezzi termini, i problemi delle nostre aziende sono in Germania, dove finisce circa un quarto delle esportazioni. L’industria tecnologica svizzera non ha un problema strutturale: ma la recessione nel nostro paese confinante sta inevitabilmente avendo un impatto”.
“Mi aspetto di poter registrare un’inversione di tendenza nel 2025”, afferma il giurista 56enne che è stato in passato segretario generale del PLR svizzero. La valutazione è sostenuta dalle aziende associate a Swissmem: per i prossimi dodici mesi il 32% delle imprese prevede un aumento delle commesse dall’estero, il 25% una flessione e il 43% scommette su un livello di attività costante.
Malgrado la crisi e il difficile contesto geopolitico, tra il 2021 e il 2023 i margini delle ditte sono inoltre rimasti relativamente costanti: questo, secondo l’organizzazione, dimostra la grande resilienza e adattabilità dell’industria tecnologica elvetica. Va comunque detto che un’azienda su cinque opera in perdita.
Le imprese continuano peraltro a preferire la Svizzera come sede per la loro attività. Secondo un sondaggio di Swissmem tre quarti delle aziende prevedono di investire nella Confederazione nel corso dei prossimi tre anni. Malgrado la carenza di manodopera qualificata, l’alto livello di qualificazione della forza lavoro disponibile depone a favore della Svizzera; questo grazie al sistema di formazione professionale duale, alle università di prim’ordine e alla libera circolazione delle persone, che facilita le assunzioni dall’Ue, sottolinea l’organismo. Inoltre il mercato del lavoro è più flessibile rispetto a quello dei paesi confinanti.
“La Svizzera rimane una piazza industriale molto interessante”, afferma il presidente di Swissmem Martin Hirzel, a sua volta citato nel documento per la stampa. “L’importanza fondamentale del mercato del lavoro liberale è un chiaro mandato per Swissmem: le associazioni di categoria non devono fare alcun regalo ai sindacati nell’ambito dei negoziati sui Bilaterali III” (denominazione che viene usata dalle associazioni economiche svizzere quando parlano dei futuri accordi con l’Ue e che si riallaccia alle precedenti intese bilaterali: da parte sua Bruxelles esige però sempre un accordo quadro istituzionale).
“Respingo quindi le richieste dei sindacati di rendere più facile la dichiarazione di obbligatorietà generale dei contratti collettivi di lavoro: questo minerebbe il mercato del lavoro liberale”, argomenta il 54enne che fra il 2011 e il 2019 è stato alla testa di Autoneum, il più importante fabbricante svizzero di componenti per l’industria automobilistica. Swissmem sostiene il Consiglio federale nei negoziati in corso sui Bilaterali III, ma non a qualsiasi prezzo, mette in guardia l’organizzazione.