Il Giappone valuta sottomarini nucleari
Legami sempre più stretti tra gli apparati militari di Tokyo e la Casa Bianca, a seguito del vertice a fine ottobre tra i due Paesi e la visita di Trump nella capitale nipponica.
(Keystone-ATS) Il ministro della Difesa giapponese Shinjiro Koizumi ha dichiarato che Tokyo sta seriamente valutando l’acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare, dopo che gli Stati Uniti hanno dato il via libera alla Corea del Sud per costruirne di propri.
In un’intervista televisiva, Koizumi ha definito “sempre più severo” l’ambiente strategico nell’Asia-Pacifico, sottolineando che discussioni sono in corso per stabilire se mantenere la flotta convenzionale a diesel o passare a sottomarini nucleari. “Tutti i Paesi vicini li hanno – ha osservato Koizumi. Questa è una novità che non possiamo ignorare”.
Le indicazioni arrivano a pochi giorni dall’annuncio del presidente statunitense Donald Trump, il 30 ottobre, di aver approvato la richiesta di Seul di avviare un programma nazionale di sottomarini nucleari, motivata dalla minaccia di Cina e Corea del Nord, e i colloqui dello stesso Koizumi con il suo omologo americano Pete Hegseth, un sostenitore di una linea dura nei confronti della Cina.
Pechino dispone già di una flotta sottomarina nucleare, mentre Pyongyang ha incluso lo sviluppo di unità simili nel suo piano quinquennale del 2021. Un dibattito – fa notare il giornale progressista Asahi Shinbun in un articolo – che continua a guadagnare slancio. Già il 22 ottobre Koizumi aveva dichiarato di “non escludere alcuna opzione”, e adesso, con l’avallo di Washington a Seul, la pressione per una risposta strategica si intensifica.
Nucleare solo per scopi pacifici
A settembre, una commissione di esperti del ministero della Difesa nipponico aveva raccomandato di esplorare l’uso di “fonti energetiche di nuova generazione” per i futuri sottomarini dotati di sistemi di lancio verticale (Vls). Il documento non citava esplicitamente la propulsione nucleare, spiega l’Asahi, ma il riferimento era inequivocabile. Tuttavia, rimangono ostacoli significativi: il costo di sviluppo e la gestione di una flotta nucleare è proibitivo, ammettono fonti del ministero, si stima in decine di miliardi di dollari, e la legislazione giapponese pone vincoli stringenti.
La legge sull’energia atomica, inoltre, limita l’uso del nucleare per scopi “esclusivamente pacifici”, sollevando dunque interrogativi giuridici sull’impiego militare, anche indiretto, di tale tecnologia.