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Il blitz americano è “Martello di mezzanotte”

Keystone-SDA

"Midnight hammer". Il Pentagono ha battezzato così l'attacco di stanotte ai siti nucleari dell'Iran, che ha riportato gli Stati Uniti in guerra al fianco di Israele.

(Keystone-ATS) Il nome scelto per il blitz – che è stato seguito da Trump e dal suo stato maggiore nella Situation room della Casa Bianca – è stato reso noto in una conferenza stampa dal Segretario alla Difesa Hegseth e dal capo di stato maggiore Caine. “Poche persone a Washington ne erano a conoscenza”, ha detto il generale.

Secondo Hegseth, i bombardamenti hanno “devastato” il piano nucleare iraniano e “non hanno preso di mira civili o truppe” del regime: “È stato un successo schiacciante”. Ma l’operazione “non mirava al cambio di regime”. “L’Iran sia intelligente e ascolti le parole di Trump: ogni rappresaglia scatenerà una forza maggiore da parte nostra”. Hegseth ha anche reso noto che Washington, prima di colpire, si è consultata con gli alleati nella regione che “hanno forze e asset dove ci sono quelli Usa” e che Trump ha informato il Congresso “dopo il decollo in sicurezza dei B-2 che sono stati utilizzati, in linea con il War Powers Act”. I sette superbombardieri, ha confermato Caine, hanno volato nell’oscurità senza scalo per 18 ore, rifornendosi più volte durante il volo e raggiungendo la loro destinazione sabato sera (notte in Iran): il volo più lungo dal 2001. “Ora il mondo è più sicuro”, ha detto il Segretario di Stato Rubio.

Amwaj.media, sito di un think tank diretto da un analista iraniano in Gran Bretagna, scrive tuttavia che gli Usa avrebbero avvertito anche Teheran prima di dare il via agli attacchi ai siti di Fordow, Natanz ed Esfahan. Parlando in condizione di anonimato, una fonte politica iraniana di alto rango – scrive Amwaj – ha confermato che l’amministrazione Trump, il 21 giugno, ha comunicato di non voler raggiungere uno scontro totale e di voler colpire solo i tre siti nucleari. Un’immagine satellitare postata sui social mostra un grande convoglio di mezzi vicino Fordow due giorni fa. Sarebbe la prova del trasferimento dell’uranio arricchito fuori dall’impianto in una località segreta.

Immagini satellitari pubblicate da al Jazeera mostrano tre grandi crateri nell’impianto bombardato dai B-2, luoghi probabili di impatto delle bombe usate per penetrare nei tunnel i cui punti di accesso sono “completamente ostruiti”. Il sistema di difesa aerea sarebbe stato “distrutto” secondo la tv panaraba. Una ricostruzione che Teheran respinge. “L’industria nucleare è profondamente radicata nel nostro Paese e le sue radici non possono essere distrutte”, ha detto alla tv di Stato il portavoce dell’agenzia statale iraniana per l’energia atomica Behrouz Kamalvandi, aggiungendo che il suo sviluppo non si fermerà: “Ci sono danni inflitti ai siti, ma non è la prima volta che la nostra industria nucleare viene danneggiata e la nasconderemo di nuovo”.

Al centro delle possibili rappresaglie iraniane il destino dello Stretto di Hormuz, snodo strategico fra Golfo Persico e dell’Oman per il passaggio di un terzo del petrolio del mondo. Il Parlamento iraniano “ritiene necessario chiuderlo” dopo gli attacchi americani, ha detto Esmail Kosari, membro della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale. Ma l’ultima decisione spetterà al Consiglio supremo di sicurezza. Chiudere lo stretto di Hormuz sarebbe “un suicidio” per l’Iran, secondo il vicepresidente americano Jd Vance: “Tutta la loro economia passa attraverso lo Stretto di Hormuz. Perché dovrebbero farlo? Non credo abbia alcun senso. Gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Iran, ma con il suo programma nucleare”. E gli attacchi di stanotte, ha aggiunto, hanno “ritardato sostanzialmente” lo sviluppo delle armi nucleari.

Dopo aver colpito, intanto, l’America si blinda. Le autorità federali e i leader di diversi importanti Stati e città, da New York a Los Angeles e alla capitale, stanno rafforzando le misure di sicurezza e monitorando potenziali minacce. “Le nostre risorse sono pienamente impegnate. Rimaniamo vigili. Dio benedica l’America e tutti coloro che la difendono”, ha scritto su X il vice capo dell’Fbi Dan Bongino.

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