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IA mette sottosopra giornalismo, “io licenziata per quello”

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) L’intelligenza artificiale (IA) sta mettendo sottosopra il mondo del giornalismo e dell’editoria. In Romandia vi sono cronisti che affermano di essere stati licenziati perché sostituiti da algoritmi che traducono dal tedesco.

Mireille (nome di fantasia) dice di essere “ancora sotto shock”. La giovane donna, giornalista di una testata distribuita in Romandia e nella Svizzera tedesca, è stata recentemente licenziata da un importante gruppo mediatico. Ciò che è emerso durante il colloquio finale l’ha sconvolta. “Quel giorno mi è stato detto che i miei testi sarebbero stati d’ora in poi sostituiti da articoli dei miei colleghi di lingua tedesca, tradotti dal tedesco al francese da uno strumento automatico e revisionati da una persona esterna”, racconta la cronista all’agenzia Awp, a condizione di mantenere l’anonimato.

Grazie all’IA il gruppo intende fare a meno dei giornalisti francofoni. “Gli argomenti che interessano i lettori in Romandia non sono però gli stessi di quelli che vengono affrontati nella Svizzera tedesca”, sottolinea la giornalista, che si dice “molto preoccupata” per la futura qualità degli articoli.

Presso Migros Magazine a Zurigo diversi giornalisti romandi lamentano un problema simile: a partire da una riorganizzazione dello scorso anno agli articoli da loro proposti sono stati preferiti testi tradotti dal tedesco. Di conseguenza due reporter se ne sono andati, mentre altri tre sono stati licenziati questa primavera. Solo due francofoni sarebbero ancora impiegati dal giornale, contro una decina di lingua tedesca. Secondo fonti romande oltre l’80% degli articoli pubblicati nella versione francese delle testata sarebbero tradotti con un sistema IA interno che farebbe oltretutto molti errori.

Tale approccio basato su algoritmi riconosce gli elementi già tradotti, “il che facilita il compito”, spiega un portavoce di Migros. A suo avviso “la qualità non è un problema perché, a differenza di altre redazioni che lavorano in fretta e rischiano di commettere errori, i media Migros tendono a lavorare su base settimanale”, consentendo la revisione dei testi. L’addetto stampa ha anche negato che la quasi totalità degli articoli pubblicati in Svizzera romanda siano semplici traduzioni. Il numero dei giornalisti viene inoltre definito “proporzionale”, con otto giornalisti di lingua francese e 18 di lingua tedesca che lavorano nelle varie redazioni del gruppo. “Molti contenuti non possono essere semplicemente tradotti, ma devono essere adattati a causa delle diverse sensibilità”, sottolinea il portavoce.

Il tema dell’IA sta facendo discutere parecchio anche in seno al grande editore TX Group, che lo scorso autunno ha tagliato decine di impieghi nelle sue redazioni francofone. Secondo taluni giornalisti “l’impresa fa tanti bei discorsi sull’argomento, ma in realtà non è ancora stata presentata o messa in atto alcuna strategia”. Si è sentito parlare di un sistema di traduzione interno, di strumenti per la selezione delle immagini o di trasferimento automatico dei comunicati stampa, ma non vi sarebbe ancora nulla di concreto. Nel frattempo i dipendenti guardano agli sviluppi “con preoccupazione”. Vi è anche chi parla di un buon modo per fare pressione sulle maestranze, che temono di perdere il posto di lavoro.

L’Awp ha chiesto a TX Group – entità che impiega centinaia di giornalisti in Svizzera – se è vero che la strategia annunciata sia stata ritardata e se i timori espressi dai dipendenti siano giustificati, ma la società non ha voluto prendere posizione sul tema.

Impressum, la più grande organizzazione svizzera dei giornalisti, afferma di non aver ancora sentito parlare di licenziamenti in cui l’IA sia stata posta apertamente come causa. Ma l’argomento è “molto dibattuto” nel settore, osserva il segretario centrale Etienne Coquoz. A suo avviso vi sono alcune funzioni, come la traduzione e l’impaginazione, che sono più a rischio. “Non sappiamo come sia stato riorganizzato il lavoro dei giornalisti licenziati nelle redazioni in lingua francese: non viene comunicato, perché sarebbe molto malvisto dall’opinione pubblica”, sottolinea il sindacalista.

In un documento dello scorso novembre, che elenca le principali conseguenze dell’IA per i media, la Commissione federale dei media (Cofem) sottolinea che il suo sviluppo sta rivoluzionando il giornalismo in Svizzera. Secondo gli esperti i nuovi strumenti comportano una riduzione dei costi, una maggiore personalizzazione e diversità linguistica e facilitano il giornalismo legato ai dati. A loro avviso però anche che “le debolezze dell’IA (pregiudizi dello status quo, errori logici e di fatto) siano sottovalutate, mentre il risparmio di tempo è sopravvalutato”. Secondo Cofem il problema è che le conoscenze nel settore scarseggiano, poiché sempre più professionisti dei media qualificati lasciano il ramo o sono costretti ad andarsene a causa delle ristrutturazioni.

A soffrire non sono però solo i giornalisti, ma tutto il mondo dell’editoria. “Non si può sostituire l’essere umano con l’intelligenza artificiale per tradurre un testo: è un miraggio, perché la traduzione è molto più di un’operazione di permutazione”, spiega ad Awp la traduttrice professionista Camille Luscher.

La giovane donna, che lavora presso il Centro di traduzione letteraria dell’Università di Losanna, è categorica: “Il senso della traduzione è creare una singolarità, mentre l’intelligenza artificiale si basa su cose già esistenti, già viste: è un appiattimento del linguaggio e del pensiero”.

Mentre la traduzione letteraria in Svizzera per il momento non è in pericolo, perché è ampiamente sovvenzionata, i traduttori generici e tecnici hanno già molto meno lavoro da svolgere: “alcuni di loro si limitano a correggere traduzioni automatizzate di Deepl”, afferma Luscher. L’errore, secondo lei, è credere che questi strumenti facciano risparmiare tempo. “Non ci si può accontentare di queste traduzioni, sono meno precise e meno corrette”, conclude.

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