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Hong Kong: 21 mesi di carcere a un giornalista per sedizione

(Keystone-ATS) Un tribunale di Hong Kong ha comminato la pena detentiva di 21 mesi per sedizione a carico di Chung Pui-kuen, 55 anni, uno dei due responsabili del sito web di notizie pro-democrazia Stand News.

Si tratta dell’ultima repressione della libertà di parola nell’ex colonia britannica che ha visto i critici della Cina finire in carcere o fuggire all’estero, in seguito alle proteste di massa del 2019.

Patrick Lam, l’altro responsabile del sito di news di 36 anni, ha ricevuto una riduzione della pena e non tornerà in prigione, a causa del tempo già trascorso dietro le sbarre e del suo precario stato di salute a causa di una condizione immunitaria “molto rara e complicata”.

Il mese scorso, il giudice del tribunale distrettuale Kwok Wai-kin ha dichiarato la coppia colpevole di “cospirazione per la pubblicazione e la riproduzione di testi sediziosi”.

Anche la società madre di Stand News, Best Pencil Limited, è stata dichiarata colpevole: Stand News, in particolare, fu prima oggetto di perquisizioni e poi destinataria di un ordine di chiusura nel dicembre 2021.

Chung, in questo modo, è il primo giornalista a essere incarcerato per sedizione da quando l’ex colonia è passata sotto la sovranità cinese nel 1997.

Kwok, leggendo il dispositivo, ha affermato che una pena detentiva “potrebbe mettere a repentaglio la vita” di Lam, ma ha anche aggiunto che i due imputati, così come la società editoriale, “non stavano svolgendo un autentico lavoro giornalistico”. Erano, invece, “impegnati a prendere parte alla cosiddetta resistenza. Si sono schierati dalla parte dei manifestanti per opporsi al governo” locale e centrale.

“Stand News aveva 1,6 milioni di follower e questi articoli sediziosi devono aver causato danni piuttosto gravi, anche se non sono riuscito a quantificarli”, ha aggiunto Kwok, per il quale la prigione era l’unica opzione possibile.

Dura la condanna del consolato ameericano di Hong Kong: “la decisione della Corte è un duro attacco alla libertà dei media”, mentre Pechino e l’ex colonia dovrebbero “smettere di mandare in carcere i giornalisti”.

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