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Hilti: ricavi in crescita, al netto dell’impatto del franco

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Hilti sempre in crescita, perlomeno al netto degli effetti valutari.

Nei primi otto mesi dell’anno la multinazionale con sede nel Liechtenstein che produce attrezzi e componenti per l’edilizia, in particolare nel campo della demolizione e dell’ancoraggio, ha visto i ricavi attestarsi a 2,1 miliardi di franchi.

La progressione rispetto allo stesso periodo del 2023 è del 3,0% in valute locali, dato che si tramuta in una contrazione dell’1,1% una volta espresso in franchi, ha indicato oggi l’azienda, che nel corso dell’anno informa il pubblico non a scadenza trimestrale, ma dopo quattro e appunto otto mesi. L’utile d’esercizio è da parte sua salito del 4,9% a 489 milioni di franchi, mentre il profitto netto è passato da 335 a 345 milioni di franchi.

“Il contesto di mercato continua a essere molto variabile”, afferma il presidente della direzione Jahangir Doongaji, citato in un comunicato. “Si va da una tendenza negativa in Europa centrale a sviluppi positivi in Asia e in Medio Oriente”, aggiunge il manager. “Grazie al nostro modello aziendale, siamo in grado di gestire con successo questi tempi incerti”, assicura il 57enne figlio di una docente zurighese e di un architetto indiano, cresciuto in India e che dal 2002 è attivo nella sede centrale di aziendale di Schaan (FL).

Ben conosciuto anche dal grande pubblico per i suoi famosi trapani dalla custodia rossa, il gruppo Hilti è un’entità oggi presente in oltre 120 paesi che ha avuto origine nel 1941 in un’autorimessa di Schaan su iniziativa di due fratelli, Martin e Eugen Hilti. La società appartiene a un trust della famiglia Hilti; fra il 1986 e il 2003 è stata anche quotata in borsa, ma ha poi ripiegato sulla proprietà privata con l’obiettivo – così è stato detto – di poter meglio assicurare la continuità a lungo termine dell’azienda. L’organico comprende oggigiorno circa 34’000 dipendenti.

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