Harris: un repubblicano nel governo
(Keystone-ATS) Kamala Harris e Tim Walz superano indenni, ma senza mettere a segno colpi memorabili, la loro prima attesissima intervista dopo la nomination.
Merito, o colpa, anche dell’anchor della Cnn Dana Bash, poco incalzante, e di un format pre-registrato in una atmosfera forse troppo ‘familiare’ e inframezzato dalle ricostruzioni dei momenti salienti del nuovi ticket dem.
L’unica vera novità è l’annuncio della candidata dem che intende nominare un repubblicano nella sua amministrazione, come peraltro fece poi anche Barack Obama con Robert Gates alla difesa.
Harris ha poi ammesso alcuni cambiamenti nelle sue posizioni politiche, come le contesta Trump, ma li ha spiegati con l’esperienza da vicepresidente e se l’è cavata assicurando che i suoi valori “non sono cambiati”. Ad esempio, ha esemplificato, lei ha sempre creduto che “la crisi climatica sia reale, una questione urgente”, citando le leggi e gli investimenti dell’amministrazione Biden in materia. Ma ha promesso che da presidente non vieterà il fracking anche se in passato era per il bando. E si è impegnata a far “rispettare e applicare le leggi sulle persone che attraversano illegalmente la nostra frontiera”, anche se in passato era per la depenalizzazione.
Sul fronte della politica estera, nessuna domanda sull’Ucraina, mentre sul Medio Oriente Harris ha ripetuto che “si deve ottenere un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi”, rivendicando il diritto di Israele a difendersi e rilanciando la soluzione dei due Stati. Sulla fornitura delle armi Usa all’alleato non ci sarà alcun cambiamento, ha precisato. Quindi nessun embargo.