Guardian, ‘Johnson ha usato contatti da premier per fare affari’

Boris Johnson ha tratto profitto dai contatti e dall'influenza acquisiti quando era primo ministro facendo affari a livello internazionale dopo l'uscita di scena dalla politica britannica, in quella che potrebbe essere una violazione delle norme etiche e di lobbying.
(Keystone-ATS) È quanto emerge da una inchiesta giornalistica pubblicata oggi dal quotidiano progressista Guardian, che ha ribattezzato la mole di materiale raccolto sull’ex leader Tory come Boris Files. Si tratta di oltre 1800 documenti ottenuti tramite la Distributed Denial of Secrets, un’organizzazione registrata negli Stati Uniti che archivia documenti trapelati e hackerati.
Da e-mail, lettere e fatture della società Better Earth, di cui Johnson è co-presidente, è emerso fra l’altro che l’ex premier conservatore ha fatto pressioni su un alto funzionario saudita, incontrato quando era in carica, chiedendogli di sottoporre un progetto di consulenza riguardante la transizione ecologica al principe ereditario Mohammed bin Salman.
BoJo ha inoltre ricevuto oltre 200’000 sterline da un hedge fund dopo aver incontrato nel marzo del 2024 il presidente venezuelano Nicolás Maduro, contrariamente alle dichiarazioni secondo cui non sarebbe stato pagato in quell’occasione. Il Guardian ha anche rivelato “un incontro segreto” fra Johnson quando era ancora primo ministro e Peter Thiel, il tycoon grande finanziatore dei repubblicani Usa e controverso fondatore della società di dati Palantir.
Incontro che avvenne nel 2019, mesi prima che venisse assegnato alla compagnia un ruolo nella gestione dei dati del servizio nazionale sanitario britannico (Nhs). Le rivelazioni non possono che far emergere nuove ombre su Johnson la cui carriera politica era stata segnata dagli scandali, a partire da quello del cosiddetto Partygate che lo travolse nel 2022.