Grossman: “a Gaza genocidio, mi si spezza il cuore ma lo dico”

"Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: genocidio. Ma adesso non posso trattenermi dall'usarla, dopo quello che ho letto sui giornali, dopo le immagini che ho visto e dopo aver parlato con persone che sono state lì".
(Keystone-ATS) Lo afferma spiega in un’intervista a Repubblica lo scrittore israeliano David Grossman.
“Anche solo pronunciare questa parola, genocidio, in riferimento a Israele, al popolo ebraico: basterebbe questo, il fatto che ci sia questo accostamento, per dire che ci sta succedendo qualcosa di molto brutto”, argomenta il 71enne. “Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi. Genocidio è una parola valanga: una volta che la pronunci, non fa che crescere, come una valanga appunto. E porta ancora più distruzione e più sofferenza”.
“Resto disperatamente fedele all’idea dei due Stati, principalmente perché non vedo alternative”, rimarca lo scrittore. “Sarà complesso e sia noi che i palestinesi dovremo comportarci in modo politicamente maturo di fronte agli attacchi che sicuramente ci saranno. Ma non c’è un altro piano”.
Il presidente francese Emmanuel Macron propone il riconoscimento dello stato palestinese. “Credo sia una buona idea e non capisco l’isteria che l’ha accolta qui in Israele. Magari avere a che fare con uno stato vero, con obblighi reali, non con un’entità ambigua come l’Autorità palestinese, avrà i suoi vantaggi. È chiaro che dovranno esserci condizioni ben precise: niente armi. E la garanzia di elezioni trasparenti da cui sia bandito chiunque pensa di usare la violenza contro Israele”.