GR: sulle orme delle legioni romane a Bivio

Nel cuore dei Grigioni 2000 anni fa legioni romane e indigeni si scontrarono in battaglia. Gli unici testimoni rimasti sono le armi e gli equipaggiamenti. Una mostra inaugurata ieri a Bivio (GR) racconta la loro storia intrecciata a quella della regione.
(Keystone-ATS) L’esposizione nel paese ai piedi del Passo del Giulia non passa inosservata: si trova all’interno di un container rosso fiammante, lo stesso usato durante i festeggiamenti dei 500 anni dello Stato delle Tre Leghe, l’anno scorso. Al suo interno si apre la storia dell’avanzata romana avvenuta proprio in queste zone 2000 anni fa. “I soldati hanno lasciato tracce del loro passaggio attraverso le Alpi lungo 60 chilometri”, racconta l’archeologo cantonale, Thomas Reitmaier, a Keystone-ATS.
La scoperta del campo di battaglia a Crap Ses nel Comune di Surses (GR) è stata fatta nel 2003. Nel 2018 sono stati fatti altri rilevamenti interessanti. “Finora abbiamo trovato circa 700 ghiande di piombo decorate con punzonature. Venivano sparate a elevata velocità sui nemici legionari con fionde composte da funi intrecciate e cuoio”, continua Reitmaier. Proiettili identici sono stati trovati anche sul Passo del Settimo fra il 2007 e il 2008. Gli esperti ipotizzano che tutta la Val Sursette, da Bivio a Tiefencastel (GR), era interessata dai conflitti romani.
I ritrovamenti hanno dato il via al progetto “Cumbat”, ovvero combattimento in romancio. Oltre a una valutazione interdisciplinare il lavoro di ricerca ha anche l’obiettivo di divulgare le informazioni e scoperte fatte. Anche, come in questo caso, in forma di una mostra intitolata “Römer.Zeit.Reisen”.
Repliche al posto dei reperti archeologici
Per questioni di sicurezza gli oggetti esposti all’interno del container non saranno però quelli originali. “Abbiamo creato delle repliche con una resina sintetica e sono state colorate”, ha raccontato Reitmaier.
L’esposizione quadrilingue è un progetto congiunto del Servizio archeologico grigionese e l’associazione del Parc Ela. “I Romani, con la loro audacia al limite della megalomania, hanno lasciato il segno nella nostra regione e hanno aperto nuove strade”, ha detto la direttrice ad-interim del Parc Ela, Linda Netzer, citata in un comunicato. I due enti hanno cercato di fondere storia e turismo in questo progetto, da una parte parlando della storia delle vie di transito come il Passo del Settimo e dall’altra spingendo ospiti e popolazione locale a riscoprirle attraverso passeggiate ed escursioni.
Prima tappa Bivio, e poi?
Il container rosso rimarrà a Bivio fino al 19 ottobre. “Stiamo pensando se non trasformare l’esposizione in una mostra itinerante, spostandoci a Coira, ma anche ad esempio in Bregaglia”, ha raccontato Reitmaier. Una decisione a riguardo verrà presa in agosto.
L’obiettivo finale, quando tutti i reperti saranno analizzati scientificamente e il progetto “Cumbat” concluso, è organizzare una mostra con i ritrovamenti originali. Secondo l’archeologo cantonale ci vorranno probabilmente altri cinque anni per arrivare a questo punto.
La situazione a Brienz GR rimane tesa: https://www.graubuenden.ch/de/veranstaltungen/fuehrungen-durch-ausstellung-roemerzeitreisen