GR: ospedale Samedan, 51 milioni o rischio chiusura

Un nuovo accordo di prestazioni e un credito ponte di 50,8 milioni di franchi limitato a due anni. È ciò che propone il Consiglio di fondazione dell'ospedale di Samedan (GR) per riuscire a mantenerlo in vita. Una soluzione in extremis per sventare il fallimento.
(Keystone-ATS) Il tempo stringe per l’ospedale dell’Alta Engadina. A fine anno scade l’accordo di prestazioni fra gli undici Comuni e la Fondazione Sanitaria Alta Engadina (FSAE). Dopo il no al progetto di integrazione nell’ospedale cantonale di Coira lo scorso maggio, un gruppo di lavoro ha elaborato un nuovo piano per garantire l’approvvigionamento sanitario in Alta Engadina in futuro. Pure le valli limitrofe come la Val Bregaglia e la Valposchiavo fanno affidamento ai servizi di Samedan, ad esempio per il reparto maternità.
Le cifre e le ripercussioni per i Comuni
Il messaggio è stato presentato ieri sera a Celerina (GR) ai rappresentanti dei Comuni. L’accordo di prestazioni valido due anni prevede che l’ospedale continui a fornire i servizi attuali. Ciò permetterà di guadagnare tempo per trovare soluzioni a lungo termine per il futuro del nosocomio.
La proposta prevede che i comuni versino 27,8 milioni di franchi nel 2026 e 23 milioni nel 2027. “È una cifra molto alta”, ha ammesso la presidente del Consiglio di fondazione e sindaca di Bever (GR), Selina Nicolay, che snocciola le cifre. “Per garantire il funzionamento ordinario dell’ospedale nel 2026 sono necessari 15 milioni di franchi, nel 2027 16 milioni. Abbiamo calcolato una riserva, così da non dover richiedere crediti supplementari ai Comuni”, ha spiegato la presidente. In entrambi gli anni verranno versati 5 milioni di franchi per investimenti urgenti, come ad esempio il rinnovo dell’impianto di riscaldamento o la sostituzione degli ascensori. Nel 2026 i Comuni devono ripagare al Canton Grigioni un prestito di 7,8 milioni di franchi. L’anno successivo l’ospedale deve rimborsare anche un credito pari a due milioni di franchi alla Banca cantonale Grigione.
A titolo di confronto dal 2022 tutti gli undici Comuni pagavano in totale 2,75 milioni di franchi alla FSAE. Ma già dal 2023 hanno dovuto correre in soccorso dell’ospedale versando dei crediti aggiuntivi. “Negli anni scorsi il deficit è sempre stato maggiore a 2,75 milioni”, ha detto il responsabile delle finanze Roman Grossrieder.
“Tutti i Comuni saranno colpiti in modo importante”, ha dichiarato Nicolay. Secondo la chiave di ripartizione regionale a pagare di più sarà il Comune di St. Moritz con quasi 20 milioni di franchi in due anni. “Per riuscire a coprire i costi i Comuni dovranno probabilmente ricorrere a capitali esterni o rinunciare a dei progetti previsti. È una situazione molto spiacevole”, ha ammesso Nicolay.
Con un no 350 posti di lavoro a rischio
Su questa situazione transitoria dovranno esprimersi gli aventi diritto di voto. In alcuni Comuni l’assemblea comunale si terrà il 4 novembre, in altri invece si andrà alle urne il 14 dicembre. Come già in primavera è necessario il sì di tutti i comuni. Secondo Nicolay se la proposta verrà bocciata il secondo ospedale più grande del Canton Grigioni rischia di chiudere già la prossima primavera. A rischio anche 350 posti di lavoro. Il personale è stato informato ieri dei possibili sviluppi futuri e Nicolay ha detto davanti ai municipali che c’è preoccupazione.
La FSAE gestisce pure le case di cura per anziani e il servizio Spitex. Un fallimento avrebbe ripercussioni anche su queste prestazioni. Un gruppo di lavoro sta preparando una moratoria concordataria, ovvero una proroga temporanea per evitare il fallimento.
Malgrado il tempo stringa, Nicolay si dice fiduciosa. “La speranza è l’ultima a morire.”