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GR: naufragato il piano per salvare l’ospedale di Samedan

Keystone-SDA

Il piano da quasi 51 milioni di franchi per salvare l'ospedale dell'Alta Engadina è naufragato. Per approvarlo serviva l'unanimità di tutti i comuni, ma in alcune assemblee la proposta è stata bocciata. Due gli scenari futuri: moratoria concordataria o fallimento.

(Keystone-ATS) Stasera gli aventi diritto di voto nei Comuni di Bever, Celerina, La Punt Chamues-ch, Madulain, Sils, Silvaplana e Zuoz erano chiamati a decidere sul futuro della struttura sanitaria, che oltre all’ospedale comprende anche le case di riposo, il servizio Spitex e il centro di consulenza per anziani e salute.

Sono in totale tre i Comuni che hanno bocciato il piano di salvataggio, quattro invece erano favorevoli. Il primo “no” è arrivato da Silvaplana, dove i voti contrari sono stati 74, i favorevoli 46. Anche Madulain ha negato il prolungamento degli accordi di prestazione per i prossimi due anni. Una chiara bocciatura è arrivata pure da Zuoz con 130 no e 33 sì.

Celerina ha invece approvato il credito 163 a 40. Pure Bever ha accettato l’oggetto con 76 voti favorevoli e 43 contrari. Anche la popolazione di La Punt Chamues-ch e Sils era per il sì.

“È un momento difficile, ma faremo del nostro meglio per i collaboratori, i pazienti e la nostra popolazione”, ha detto la sindaca di Bever e presidente della Fondazione Sanitaria Alta Engadina (FSAE), Selina Nicolay, in assemblea.

Voci sempre più critiche

Nelle ultime settimane le voci critiche si erano fatte sempre più forti. Dapprima dai partiti, UDC e PLR, e poi da alcuni municipi (Zuoz e Samedan oltre al consiglio comunale di St. Moritz) che hanno raccomandato agli aventi diritto di voto di dire “no” al credito ponte della durata di due anni.

Il finanziamento avrebbe concesso tempo alla struttura sanitaria di trovare una soluzione per il futuro. I quasi 51 milioni di franchi sarebbero stati necessari per mandare avanti il nosocomio per i prossimi due anni (2026 e 2027). A fine dicembre 2025 scadono infatti gli accordi di prestazione fra la Fondazione Sanitaria Alta Engadina e i Comuni. Senza di essi l’ospedale rischia di chiudere entro la primavera del 2026.

Scenari futuri

Nelle scorse settimane, la FSAE ha presentato un piano in caso di bocciatura del piano. La Clinica Gut e l’ospedale cantonale di Coira potrebbero entrare in gioco per garantire l’approvvigionamento sanitario di base. “Ad oggi non abbiamo ancora una soluzione concreta, ma sono possibili diverse varianti”, ha detto la sindaca di Bever.

Le case di riposo, i servizi di assistenza e cura a domicilio (comunemente noti con l’acronimo tedesco Spitex) e il centro di consulenza verrebbero invece trasferiti in un’altra organizzazione. Per questo cambiamento sarà necessario tornare al voto.

Le partecipazioni della FSAE al servizio di soccorso dell’Alta Engadina verrebbero vendute e gli edifici ospedalieri trasferiti in una massa fallimentare. Per il proseguimento di alcune prestazioni, come il reparto di maternità, sarà necessario chiedere un ulteriore credito e andare di nuovo in votazione.

A questo punto l’ultima parola spetterà a un amministratore o a un giudice. Un epilogo criticato dalla FSAE, perché in questo modo l’indipendenza di decidere viene concessa a esterni e non più ai Comuni.

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