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GR: critiche all’operato della PGI, presidente respinge le accuse

Un ex collaboratore della Pro Grigioni italiano (PGI) accusa il sodalizio di non svolgere più il suo ruolo pubblico. Le rivendicazioni sono state pubblicate in una lettera aperta sui giornali online ilBernina e ilMoesano. Keystone-ATS ha interpellato il presidente della PGI, Franco Milani, che contesta integralmente il contenuto dello scritto e sottolinea l'impegno dell'associazione per la difesa e la promozione della lingua italiana nei Grigioni. Le due opinioni a confronto.

(Keystone-ATS) La lettera aperta è firmata da Paolo Fontana, per undici anni collaboratore scientifico della PGI. Nello scritto si chiede se l’associazione abbia rafforzato il suo lavoro di lobby, come raccomandato da un rapporto di valutazione condotto su incarico della Confederazione fra il 2018 e il 2019. E se sia ancora indipendente dalla politica, come stabilito dall’accordo di prestazioni con il Cantone dei Grigioni che viene firmato ogni quattro anni.

“La PGI ha rinunciato a svolgere il suo ruolo pubblico di monitoraggio e intervento a favore della lingua italiana”, afferma Fontana interpellato da Keystone-ATS. Fontana si riferisce al fatto che negli ultimi anni manca un resoconto puntuale dell’operato dell’associazione in questo campo. L’ex collaboratore lo vuole provare con dei documenti, richiesti alla PGI tramite la legge sulla trasparenza. È dunque in corso una vertenza giudiziaria.

PGI: “Agiamo in modo trasparente”

Il presidente della PGI, Franco Milani, contesta integralmente il contenuto della lettera. “Quello che noi facciamo è trasparente. Viene deciso democraticamente ed è in linea ai nostri obblighi legislativi che sono stabiliti nell’accordo di prestazioni con il Cantone dei Grigioni e la Confederazione”, ha dichiarato Milani a Keystone-ATS.

Questo accordo definisce i compiti che la PGI svolge per promuovere e difendere la lingua e la cultura italiana nei Grigioni. Per svolgerli, fra il 2021 e il 2024, la PGI ha ricevuto un sussidio cantonali annuo pari a 170’000 franchi, nonché un sussidio federale di 827’000 franchi.

Proprio nel 2025 è iniziato un nuovo quadriennio. Fra le idee in lavorazione c’è il rilancio della rassegna stampa, un progetto di ricerca sulla lingua italiana che coinvolgerà tutti i centri regionali, gli interscambi fra le classi scolastiche, il potenziamento di progetti per i giovani e con le scuole, le pubblicazioni e un incremento delle collaborazioni con altri enti attivi sul territorio, sia grigionitaliano che cantonale e nazionale. Nell’intervento del presidente all’assemblea dei delegati dell’anno scorso viene accennata un’iniziativa relativa ai giovani con lo scopo di aumentare la quota di persone italofone impiegate all’interno dell’amministrazione cantonale. “È un problema annoso. Vogliamo coinvolgere i giovani per informarli sul panorama lavorativo”, ha spiegato Milani, aggiungendo che il progetto è stato elaborato con il Consiglio delle sezioni e lo stesso Cantone e verrà presto presentato.

Da parte sua Fontana ritiene che il problema non stia affatto nell’informazione, bensì nella discriminazione nelle procedure di reclutamento.

Una mozione “per una politica linguistica efficace”

Tornando alle accuse. Nella lettera aperta Fontana scrive che spesso è sembrato che la PGI, anziché monitorare la presenza dell’italiano presso enti, pubblicazioni e media e intervenire a favore della lingua italiana nei Grigioni, abbia preferito fare da “portalettere” fra i media grigionitaliani e il Servizio cantonale specializzato per il plurilinguismo, avviato tre anni fa. Una modalità che non lascia traccia scritta; e secondo Fontana “quando uno smette di far sentire una voce critica, diventa una voce come tante altre e non spinge chi ha il potere di cambiare le cose a fare di più”.

Milani si dice meravigliato da questa critica. “Sono i canali predisposti per occuparsi di questi temi. Con il dialogo diretto e con una modalità costruttiva siamo riusciti a raggiungere dei traguardi”, continua il presidente.

L’ultimo prodotto di questa collaborazione è una mozione inoltrata dalla Deputazione grigionitaliana assieme a quella romancia nella scorsa sessione di giugno al Governo. L’atto parlamentare chiede all’esecutivo cantonale di elaborare delle linee guida per quanto concerne la comunicazione dei numeri di emergenza, la pubblicazione simultanea trilingue sui siti web, le competenze linguistiche all’interno dell’amministrazione cantonale e una strategia per reclutare personale in modo decentralizzato. “Questa è la dimostrazione che siamo attenti alle necessità nei confronti della minoranza italofona”, ha dichiarato Milani.

Fontana risponde che la PGI avrebbe dovuto incoraggiare questo atto parlamentare già anni fa e che anche ora l’iniziativa non si deve al lavoro dell’associazione. “La stessa necessità di presentare un atto parlamentare dimostra che molti traguardi minimi per la promozione della lingua italiana nei Grigioni non sono stati affatto raggiunti.”

Milani risponde che i contatti con la Deputazione sono regolari e ottimi e che si è loro grati per l’attenzione e il sostegno ricevuto di fronte alle richieste di intervento formulate dalla PGI.

La mozione verrà verosimilmente discussa in Gran Consiglio in ottobre. Le due parti probabilmente hanno la stessa speranza, ovvero che la mozione firmata da 46 granconsiglieri venga accolta a favore di un rafforzamento del plurilinguismo grigionese.

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