Frédéric Maire, una vita dedicata al cinema

Frédéric Maire lascerà la Cineteca svizzera a fine settembre, dopo 16 anni passati alla testa di questa importante istituzione. Dapprima regista e giornalista cinematografico, ha dedicato tutta la sua vita alla settima arte. Keystone-ATS lo ha incontrato.
(Keystone-ATS) La vita di Frédéric Maire, classe 1961, è indissociabile dal cinema: a 12 anni realizza con degli amici il suo primo film, mentre a 22 scrive già della settima arte, racconta in un’intervista nel suo ufficio al Casinò di Montbenon di Losanna, sede storica della Cineteca dal 1981.
Cinefilo prima di tutto
“Sono la scrittura e la regia ad avermi portato verso il cinema”, spiega Maire. “La programmazione è arrivata in un secondo tempo”. All’inizio degli anni ’80 Maire fonda con altri a Neuchâtel, città di cui è originario, le “Nuits du cinéma neuchâtelois”. All’università contribuisce a ricreare il cineclub: “non ero un buon studente ma ero un buon programmatore”, dice ridendo.
Dal 1986 collabora con il Locarno Film Festival “per il giornale del festival, è a quel momento che ho biforcato anche verso la programmazione”, spiega. Nel 1991 con Vincent Adatte fonda Passion Cinéma, associazione attiva nella regione di Neuchâtel e nel Giura. “Un anno dopo abbiamo creato, con Francine Pickel e Yves Nussbaum, La Lanterna Magica”, aggiunge. Il cineclub per bambini è attivo in tutta la Svizzera.
A Locarno, Maire è direttore artistico del festival dal 2006 al 2009, raggiungendo l’apice della sua carriera di programmatore prima di passare al settore dell’archiviazione con la Cineteca.
“Passeur”
“Se devo definirmi utilizzo sempre un termine che impiegava il critico cinematografico di Libération e dei Cahiers du cinéma Serge Daney, ovvero quello di ‘passeur’ (in italiano, traghettatore, ndr.). Sono qualcuno che trasmette il cinema, sia a bambini sia agli adulti, che contribuisce a far conoscere, scoprire e creare scambi fra la gente”, spiega. Un ruolo che intende ricoprire anche nel dopo Cineteca, perché “adoro fare questo”.
“Il mio rapporto con il cinema non cambierà”, aggiunge Maire. “È possibile che continui ad andare a qualche festival se vengo invitato, ma meno spesso”. Ma non si rammarica, “ci sono molti altri progetti che nasceranno: andrò a due festival a novembre e marzo dove non sono ancora mai stato”.
Ciò che cambierà radicalmente “sarà non avere più il peso della responsabilità di un’istituzione così importante come la Cineteca svizzera”, precisa. Ma l’istituzione è in buone mani e nel corso del tempo i collaboratori sono diventati sempre più fiduciosi nelle loro competenze, trovando il loro posto all’interno del panorama internazionale dell’archiviazione.
Transizione al digitale
Come direttore della Cineteca svizzera dal 1° ottobre 2009, Maire ha seguito “due/tre progetti maggiori”. Fra questi, la costruzione del Centro di ricerca e archiviazione a Penthaz (VD), inaugurato nel 2019, nonché la ristrutturazione dello storico cinema Capitole di Losanna.
I progetti sono andati a buon fine, ma non senza fatiche. I lavori per il centro di Penthaz, la cui prima pietra è stata posata nel 2010, sono durati ben nove anni. La “prima grande battaglia” è stata integrare le infrastrutture digitali nell’edificio in costruzione, cosa che non era inizialmente prevista, spiega Maire.
“Alla fine del 2009, con l’uscita di ‘Avatar’ di James Cameron, le sale cinematografiche di quasi tutto il mondo hanno fatto la transizione al digitale”, spiega. Per il patrimonio è “un vantaggio formidabile, quando restauriamo un film o lo digitalizziamo lo facciamo con l’idea di diffonderlo”, precisa. Il supporto digitale è molto più facile da inviare rispetto alle bobine. Ciò ha permesso di “lavorare alla valorizzazione del patrimonio cinematografico, in particolare quello svizzero, ancora poco noto”, aggiunge.
Pur essendo “una rivoluzione”, il digitale necessita una cura costante: “appena il supporto digitale diventa quasi obsoleto tutti i dati devono essere migrati, ogni cinque o dieci anni”. Una sfida a cui la Cineteca dovrebbe già far fronte nei prossimi mesi, conferma Maire.
Il Capitole, la Casa del cinema
Alla Cinémathèque suisse mancava una vera e propria Casa del cinema: una delle sfide di Maire è stata quella di pensare ad un’alternativa al Casinò di Montbenon, “percepito come luogo di cultura ma non di cinema”. È allora che Lucienne Schnegg, proprietaria del Capitole, manifesta a Maire l’intenzione di venderlo.
La struttura viene acquistata dalla Città di Losanna nel 2010, che ne affida la gestione alla Cineteca. Il cinema, interamente rinnovato, riapre le porte a febbraio 2024. “Oggi ho l’impressione di aver realizzato questi tre progetti che mi tenevano più a cuore”, afferma Maire.
Le cifre parlano chiaro: dalla riapertura del Capitole gli spettatori sono aumentati del 53% rispetto al 2023. “L’obiettivo è che crescano ancora”, precisa. In 16 anni la Cineteca svizzera ha più che raddoppiato il numero di collaboratori, con un budget quasi triplicato. “Un aumento positivo, certo, ma che rende la struttura più pesante da gestire”, afferma. Per ottenere fondi e aiuti “ci sono voluti almeno cinque anni”, da cui la decisione di lasciare 13 mesi prima della pensione, per dare spazio ad una nuova persona che possa impegnarsi per il futuro.
Festa d’addio
Questa sera si terrà una festa di addio in onore di Frédéric Maire al Capitole. Non si poteva non salutarlo con una proiezione, scelta da lui, “Palombella rossa” (1989) del regista italiano Nanni Moretti. “Questa scelta ha un doppio legame, da una parte per esprimere un rimorso perché avrei sempre voluto invitare Nanni Moretti alla Cinémathèque”, dice. “Nanni è per me un ricordo magnifico dell’epoca di Locarno, dove gli avevamo dedicato una retrospettiva nel 2008”. Il film era stato proiettato in Piazza Grande.
“Palombella rossa” ruota attorno ad una partita di pallanuoto. Una pellicola che ricorda a Maire le sue origini liguri: nella zona da cui proviene sua madre, questo sport è molto diffuso.