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Franco sale ai massimi di sempre sull’euro, è corsa a beni rifugio

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Le attuali turbolenze borsistiche fanno scattare la corsa verso beni rifugio, con effetti immediati per il franco, che si sta rafforzando nei confronti delle principali altre valute.

Il corso dell’euro è così sceso in mattinata sino a 0,9211 franchi, a fronte dei quasi 0,94 franchi di venerdì: si tratta del valore più basso registrato dal 15 gennaio 2015, giorno in cui la Banca nazionale svizzera (BNS) abolì la soglia minima di 1,20 fino ad allora fissata in modo unilaterale, scatenando una tempesta passata alla storia con il nome di “Francogeddon”, perché si rivelò una sorte di Apocalisse che prese in contropiede i cambisti. Dopo la comunicazione l’euro precipitò sino a 0,8423 franchi, cioè perse il 30% del suo valore in un lasso di tempo molto breve.

Va anche considerato che in quella seduta le turbolenze dopo la mossa della BNS – già allora guidata dall’attuale presidente della direzione Thomas Jordan, nel frattempo uscente – furono così forti che a tratti non fu più nemmeno possibile determinare il corso. Non tutti considerano quindi il corso indicato come effettivo: quello odierno può essere quindi ritenuto in pratica il minimo assoluto per una valuta in circolazione monetaria effettiva dal 2002 e che aveva toccato il suo massimo di sempre sul franco nel 2007 a 1,7146.

Oggi il franco si è rafforzato anche sul dollaro, che è peraltro pure considerato un bene rifugio: il biglietto verde è calato stamani sino a 0,8449 franchi, vicino al valore minimo dell’anno, che è di 0,8357.

Il motivo del forte aumento del nervosismo degli investitori è da ricercare nelle preoccupazioni sulla congiuntura e sulla politica monetaria. Venerdì i dati mensili sul mercato del lavoro americano hanno alimentato i timori di un atterraggio duro dell’economia statunitense. Secondo gli osservatori la Federal Reserve potrebbe aver aspettato troppo a lungo per tagliare i tassi d’interesse.

A ciò si aggiungono le tensioni geopolitiche: in particolare vi è la minaccia di un’ulteriore escalation della tensione in Medio Oriente. La situazione spinge fra l’altro a un aumento dei prezzi del petrolio, con ulteriori effetti a cascata sulla congiuntura globale.

In questo contesto ancora più importanti diventano quindi i dati macroeconomici statunitensi che saranno pubblicati nel pomeriggio: particolarmente atteso è l’indice dei responsabili degli acquisti per il settore dei servizi.

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