Fmi: alza le stime sul Pil globale, corsa a scambi pre-dazi

Il Fondo monetario internazionale (Fmi) alza le stime di crescita globali: rispetto alle previsioni di aprile, il prodotto interno lordo (Pil) del 2025 viene rivisto al rialzo al 3,0% (+0,2 punti percentuali) e nel 2026 al 3,1% (+0,1 punti).
(Keystone-ATS) Questo grazie agli scambi commerciali intensificati più delle attese per anticipare i dazi che verranno, e a causa delle tariffe più basse di quanto annunciato ad aprile.
Ma il quadro, sottolinea l’Fmi, resta fortemente incerto e i rischi orientati al ribasso, perché lo scenario delle previsioni si basa sul “precario equilibrio” delle politiche commerciali, ancora in fase di negoziati.
Il Fondo spiega che “un’elevata incertezza in materia di politica commerciale potrebbe iniziare a pesare più significativamente sull’attività economica”, soprattutto se gli ultimatum Usa sui dazi andranno a scadenza senza accordi “duraturi e complessivi”.
Anche “un’escalation delle tensioni geopolitiche, in particolare in Medio Oriente o in Ucraina, potrebbe generare nuovi shock negativi per l’economia globale”, ad esempio se si interrompessero le catene di approvvigionamento. In quel caso anche le pressioni inflazionistiche potrebbero riaccendersi, rendendo il compito delle banche centrali ancora più complesso, proprio “nel momento in cui stanno già fronteggiando le sfide innescate dall’attuale contesto commerciale”.
Ma se vi fosse “un progresso decisivo nei negoziati commerciali che porti all’istituzione di un quadro prevedibile”, potrebbero calare i dazi e altre misure protezionistiche. “Riducendo in modo significativo l’incertezza e favorendo la prevedibilità delle politiche, accordi non discriminatori volti ad abbattere le barriere commerciali potrebbero facilitare gli investimenti e altre decisioni aziendali. Il loro impatto potrebbe essere ancora maggiore se, oltre al commercio di beni, comprendessero anche i servizi digitali e gli investimenti esteri. Nel lungo periodo, i benefici si tradurrebbero in una crescita più rapida della produttività e in una maggiore resilienza agli shock esterni”.
Il Fondo incoraggia un simile scenario: “Una nuova ondata di accordi commerciali credibili potrebbe inaugurare una più ampia stagione di riforme a sostegno della crescita nel medio periodo. In un contesto economico globale più complesso, potrebbero diventare inevitabili progressi nelle politiche del lavoro volte al miglioramento delle competenze, la riduzione delle barriere alla mobilità, la semplificazione della regolamentazione per le imprese e misure per rafforzare la concorrenza e l’innovazione”.