Finita la tregua. Trump, possibile accordo in settimana

Scaduta la tregua pasquale di 30 ore, Vladimir Putin ha annunciato la ripresa delle ostilità, dicendosi convinto che "nessuno dubiti" della vittoria della Russia.
(Keystone-ATS) Ma Mosca e Kiev si scambiano qualche timido segnale di dialogo, e il presidente USA Donald Trump afferma che ci sono buone chance di un accordo tra le due parti entro “questa settimana”.
Sia Putin sia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno reso omaggio alla memoria di Papa Francesco, che ancora domenica, nel suo ultimo messaggio Urbi ed Orbi, invocava “il dono pasquale della pace sulla martoriata Ucraina”, incoraggiando “gli attori coinvolti a proseguire gli sforzi volti a raggiungere una pace giusta e duratura”.
Un percorso ancora difficile. Ma Zelensky ha annunciato che mercoledì una delegazione di Kiev sarà presente a una nuova tornata di colloqui a Londra con il Regno Unito, la Francia e gli USA, assicurando di essere pronto ad “andare avanti nel modo più costruttivo possibile” per “raggiungere un cessate il fuoco senza condizioni, seguito da una pace reale e duratura”. Mentre Putin ha riconosciuto “in generale una riduzione delle operazioni di combattimento” da parte degli ucraini durante la tregua. “Accogliamo questo con favore, e siamo pronti ad andare avanti”, ha aggiunto il capo del Cremlino.
I russi hanno comunque accusato gli ucraini di 4’900 violazioni – evidentemente minori – della tregua. E gli ucraini hanno affermato che i russi si sono resi responsabili di quasi 3’000 violazioni. Inoltre, l’Aeronautica militare di Kiev ha segnalato che dopo la scadenza del cessate il fuoco, le forze di Mosca sono tornate a colpire il territorio ucraino con tre missili e 96 droni di vario tipo. Tuttavia Zelensky ha osservato che nel giorno di Pasqua non ci sono stati attacchi aerei russi. D’ora in poi, ha aggiunto il presidente, “la natura delle azioni dell’Ucraina rimarrà simmetrica: al cessate il fuoco si risponderà con un cessate il fuoco, e agli attacchi russi si risponderà con i nostri in difesa”. Kiev, dunque, non attaccherà per prima. Zelensky ha quindi ribadito la proposta di estendere di 30 giorni la tregua per gli attacchi con droni e missili a lungo raggio contro le infrastrutture civili.
La risposta di Putin è stata possibilista, e soprattutto è sembrata aprire la porta a trattative dirette con Kiev almeno per cercare di preservare gli obiettivi civili. “Questo va chiarito, è materia per un esame molto dettagliato, forse anche in forma bilaterale”, ha detto. E il suo portavoce, Dmitry Peskov, ha confermato che intendeva parlare di possibili “negoziati e discussioni con la parte ucraina”. Una trattativa faccia a faccia tra emissari di Mosca e di Kiev, insomma, quale non si vede dalle prime settimane del conflitto, quando le due parti si incontrarono prima in Bielorussia e poi a Istanbul.
Le apparenti aperture di Zelensky e Putin potrebbero essere una risposta alla minaccia di Trump di abbandonare gli sforzi di pace se le due parti non avessero lavorato seriamente a un accordo. Il presidente russo, tra l’altro, ha sollevato alcuni distinguo, affermando che i raid che gli ucraini hanno denunciato come contro i civili erano in realtà diretti su obiettivi militari. A questo proposito, Putin è tornato sull’attacco missilistico della Domenica delle Palme su Sumy, dove gli ucraini hanno denunciato l’uccisione di 35 civili, tra cui alcuni bambini, e il ferimento di circa 120. Putin ha però affermato che il bombardamento aveva preso di mira un raduno militare in cui venivano premiati i partecipanti all’invasione della regione russa di Kursk. Un evento di cui avevano parlato anche alcune fonti ucraine.
Lo spirito, insomma, non è ancora quello auspicato da Papa Francesco, ma uno spiraglio di dialogo potrebbe effettivamente aprirsi.