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Europa al voto, l’onda sovranista sfida l’asse filo-Ue

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Ventisette Paesi, una sola grande sfida: quella tra l’onda sovranista e l’asse europeista. Dopo settimana di campagna elettorale, ultimatum, proclami e un preoccupante tasso di violenza, per l’Europa è arrivato finalmente il momento della verità.

Il 6 giugno le danze sono state aperte dall’Olanda, seguita da Repubblica Ceca e Estonia mentre il sabato elettorale ha riguardato 5 Paesi: oltre all’Italia e alla stessa Repubblica Ceca, i seggi sono stati aperti in Lettonia, Malta e Slovacchia. Domenica, nella primissima serata, all’Eurocamera arriveranno le prime proiezioni. E la maggioranza Ursula composta da Popolari, Socialisti e Liberali ci arriva con un obiettivo: spegnere le speranze dell’estrema destra e dei sovranisti di sovvertire gli equilibri nell’Ue.

A fare da apripista al fine settimana elettorale è stata una nuova, clamorosa aggressione: la premier danese Mette Frederiksen, tra i favoriti per succedere a Charles Michel alla testa del Consiglio europeo, è stata colpita con un pugno sul braccio destro mentre passeggiava nel centro di Copenaghen.

Frederiksen non ha riportato ferite evidenti, se non un leggero colpo di frusta, ma si è detta scossa dall’accaduto e ha annullato gli impegni elettorali previsti per il sabato. L’attacco, dalle prime indagini, non sembra avere motivazioni politiche. L’aggressore è stato fermato e resta in carcere. Si tratterebbe di un 39enne di nazionalità polacca che vive in Danimarca dal 2019. Un primo esame medico ha riscontrato che, al momento dell’aggressione, l’uomo era sotto effetto di droghe ma non è stato ritenuto necessario il ricovero coatto.

Per la premier socialista, invece, sono arrivati messaggi di solidarietà da tutta Europa. I vertici delle istituzioni comunitarie hanno severamente condannato il gesto, anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha espresso la sua solidarietà. “La violenza politica non passerà”, ha scritto su X il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni.

In Slovacchia a votare è stata un’altra vittima eccellente della violenza di questi giorni: Robert Fico. Il premier, ripresosi in tempi record dalla sparatoria che lo ha quasi ucciso, si è recato alle urne in stampelle, ravvivando un racconto anti-europeista che, in Ue, lo rende il più stretto alleato di Viktor Orban. Il primo ministro ungherese, tuttavia, potrebbe uscire dalle Europee con qualche sicurezza in meno.

In migliaia, a Budapest, hanno sfilato contro il leader di Fidesz con la regia dell’astro nascente dell’opposizione, Peter Magyar. Ex dirigente del partito di Orban, ex marito della potente ministra della Giustizia Judith Varga, Magyar ha riunito le varie sigle dell’opposizione sotto il nome di Tisza e secondo i sondaggi potrebbe toccare quota 25%. La coalizione, subito dopo il voto, potrebbe passare al Partito popolare europeo (Ppe), dando manforte a un gruppo che si avvia ad essere numericamente in netto vantaggio rispetto agli altri.

Stando alle ultime rilevazioni pre-voto al secondo posto si piazzerebbero i Socialisti, al terzo i Liberali, tallonati tuttavia dai Conservatori e Riformisti e da Identità e Democrazia, i due gruppi delle destre trainati da un lato da Giorgia Meloni e dall’altro da Marine Le Pen. Le due leader, negli ultimi giorni, si sono avvicinate notevolmente alimentando l’ipotesi di un gruppo unico ma allontanando, parallelamente, la possibilità di un dialogo tra Ppe e destre.

Alla Spitzenkandidat Ursula von der Leyen i leader Socialisti e Liberali hanno detto chiaramente che una maggioranza con lo schieramento italiano Fratelli d’Italia (FdI) e qualche altra delegazione del Partito dei conservatori e dei riformisti europei (Ecr) non può esistere. La presidente della Commissione uscente ha smussato l’opzione dell’allargamento a destra, rispolverando la possibilità di un asse con i Verdi. “Per un’ampia maggioranza per un’Europa forte si partirà dal centro”, ha spiegato von der Leyen, rassicurata anche dagli exit poll olandesi che hanno registrato il calo del Partito per la libertà (Pvv) di Geert Wilders.

La partita dei top jobs entrerà nel vivo solo lunedì, dopo che si capirà la mappa della nuova Eurocamera da 720 seggi. Un Parlamento che Roberta Metsola punta a guidare nuovamente. “Votate o altri decideranno per voi”, ha twittato la maltese pubblicando la foto che la ritraeva al seggio, in uno dei 4 Paesi membri – assieme a Belgio, Austria, Germania – dove possono votare anche i sedicenni.

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