Ethos: sì a requisiti UBS, ma profonde riserve su ormai famosi AT1

Ethos sostiene i nuovi requisiti patrimoniali che il Consiglio federale vuole imporre a UBS.
(Keystone-ATS) La fondazione che consiglia gli azionisti promuovendo il buon governo d’impresa ritiene però che la riforma rimanga incompleta in relazione alle obbligazioni AT1, su cui vengono espresse profonde riserve.
La presa di posizione pubblicata oggi interviene nell’ambito della procedura di consultazione sulle modifiche di due ordinanze per le banche – quella sui fondi propri (OFoP) e quella sulla liquidità (OLiq) – attualmente condotta dal Dipartimento federale delle finanze (DFF).
Secondo Ethos rafforzare il capitale proprio degli istituti sistemici “contribuirebbe in modo determinante alla prevenzione di future crisi”. Vengono però espressi dubbi sulla concezione dei fondi propri supplementari, i cosiddetti strumenti AT1, diventati famosi nell’ambito del naufragio di Credit Suisse (CS).
Nate sulla scia della crisi finanziaria del 2008, le obbligazioni AT1 (Additional Tier 1) sono titoli di debito emessi dalle banche che appartengono alla categoria di strumenti finanziari definiti come “strumenti di patrimonializzazione” (o “strumenti di capitale ibrido”) dalle norme internazionali di Basilea III volte a migliorare la solidità degli istituti e a scongiurare tracolli. Si tratta di titoli a rendimento più elevato di altri, perché esposti a rischi maggiori: in caso di un evento scatenante, come un salvataggio statale, gli AT1 possono infatti prevedere clausole di “write-off” (cioè di cancellazione contabile) o di conversione in azioni.
Nel marzo 2023 la Finma aveva affermato che l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS rappresentava appunto uno degli eventi che permettevano la cancellazione del debito. Erano così state azzerate obbligazioni CS per circa 16 miliardi di franchi nell’ambito un’operazione orchestrata dal Consiglio federale – su pressione internazionale – al di fuori dell’ordinamento giuridico vigente, in base al diritto di necessità e con il ricorso ad ampissime garanzie statali. Una mossa che aveva provocato un terremoto sui mercati obbligazionari, generando forti perdite per gli investitori e dando la stura a un’ondata di azioni legali contro la Confederazione.
Concepiti per fungere da protezione in caso di difficoltà finanziarie di una banca – tramite ammortamento o conversione in azioni – gli AT1 presentano dei rischi che il progetto del Consiglio federale non affronta in modo sufficiente, argomenta Ethos. Tali strumenti rischiano infatti di provocare una crisi di fiducia e di causare prelievi massicci di depositi nonché vendite di titoli sui mercati finanziari, aggravando ulteriormente una eventuale crisi di liquidità.
Ethos invita il governo federale a riesaminare in modo approfondito la regolamentazione relativa ai fondi propri supplementari delle banche sistemiche, come peraltro aveva chiesto anche la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla crisi di Credit Suisse. In particolare occorre prendere in considerazione alternative agli strumenti AT1, compresa la loro abolizione e sostituzione con fondi propri più consistenti, afferma la fondazione.
“Il progetto del Consiglio federale non affronta in modo adeguato i rischi fondamentali connessi agli strumenti AT1. La loro utilità nel garantire la continuità dell’attività di una banca (‘going concern’) rimane incerta. Esiste infatti il rischio reale che l’impiego di tali strumenti possa addirittura aggravare le difficoltà di una banca”, osservano gli esperti ginevrini.
Dal punto di vista degli investitori istituzionali, gli AT1 possono offrire rendimenti interessanti rispetto alle obbligazioni tradizionali, soprattutto in un contesto di tassi d’interesse bassi. Il loro profilo di rischio è comunque più simile a quello delle azioni senza diritto di voto, fa presente Ethos. Con i titoli AT1 la classe di investimento delle obbligazioni viene quindi potenzialmente diluita in modo poco trasparente da prodotti simili alle azioni. Alcuni istituti di previdenza hanno scoperto solo al momento della crisi e della completa svalutazione di questi titoli che le obbligazioni AT1 di Credit Suisse facevano parte dei loro portafogli obbligazionari, conclude la società.