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Esercizi fisici e mentali benefici contro la demenza, studio

Keystone-SDA

Esercizi che mescolano attività fisica e giochi di riflessione permettono a persone che manifestano i primi segni di demenza di avere dei benefici a livello delle capacità cognitive, della memoria e del cervello.

(Keystone-ATS) È quanto ha scoperto il Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) in due studi, i cui risultati sono stati pubblicati oggi.

I cosiddetti “exergames” hanno dimostrato di essere una valida alternativa o integrazione a basso rischio per chi inizia a manifestare segni di Alzheimer.

I due studi dell’ETHZ hanno seguito una quarantina di persone che manifestavano un leggero decadimento cognitivo e con un’età media di 73 anni. Attualmente, in Europa, quasi una persona su dieci tra quelle che hanno superato i 70 anni è affetta da demenza. A causa dell’aumento dell’aspettativa di vita, questa cifra potrebbe triplicare entro il 2050.

I pazienti si sono allenati a casa loro per tre mesi, cinque giorni alla settimana, 25 minuti per sessione. I partecipanti dovevano rimanere in piedi su un tappeto sensibile di fronte a uno schermo e muoversi o a sinistra o a destra, a seconda del compito attribuito dai giochini, come per esempio inserire dei prodotti in una borsa della spesa.

“Questo genere di esercizi allena una serie di capacità cognitive peculiari, quali l’attenzione, la memoria e la consapevolezza spaziale, che si deteriorano in caso di demenza”, spiega in un comunicato Patrick Manser, ricercatore al Karolinska Institute di Stoccolma e precedentemente all’ETHZ.

Le risonanze magnetiche hanno dimostrato un miglioramento delle competenze cognitive e delle capacità mnemoniche di chi ha preso parte al programma d’allenamento, benefici constatati anche nella vita quotidiana.

Effetti sulla corteccia

Il team di Manser ha pure dimostrato, con il secondo studio, che il cervello dei partecipanti ha subito delle modifiche: l’ippocampo, una delle regioni centrali della memoria, e il talamo si sono ingrossati e degli effetti si sono verificati pure sulla corteccia cingolata anteriore e lievemente su quella prefrontale.

“Sono dei risultati incoraggianti”, osserva Eling D. de Bruin, professore all’ETHZ e alla scuola universitaria professionale della Svizzera orientale. “Tuttavia sono necessari approfondimenti, per capire se degli allenamenti personalizzati possano ritardare lo sviluppo di una demenza o impedirlo del tutto”.

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