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Emmy 2025, sfida ancora aperta tra “Severance” e “The Pitt”

Keystone-SDA

Hollywood è pronta a incoronare i suoi campioni della tv: domenica al Peacock Theatre di Downtown Los Angeles si assegnano gli Emmy Awards, l'equivalente televisivo degli Oscar, con la sfida per la miglior serie drammatica ancora aperta.

(Keystone-ATS) Il thriller fantascientifico di Apple TV+ “Severance” parte in pole position con 27 candidature, incalzato dal medical drama di Hbo ‘The Pitt’, che ne ha raccolte 13. I numeri sembrano indicare un consenso maggiore attorno alla seconda stagione di “Severance”, ma le voci danno in rimonta il ritorno al camice bianco di Noah Wyle (il dottor Carter di “ER – Medici in prima linea”). Le statuette per le altre due categorie principali – commedia e miniserie – sembrano invece destinate alla satira hollywoodiana di “The Studio” e all’intensa serie Netflix ‘Adolescence’. La cerimonia dura tre ore e comincia alle 17 di domenica a Los Angeles (le 2 di notte in Svizzera).

Per la migliore attrice drammatica spicca Kathy Bates con “Matlock”, a dimostrazione che i reboot non devono per forza essere deludenti. Come miglior attore è in corsa Noah Wyle, che oltre a produrre è anche il volto, il cuore pulsante, di “The Pitt”. Il suo personaggio è anomalo rispetto alle serie più premiate degli anni passati – da “I Soprano” a “Mad Men”, da “Breaking Bad” a “Succession” – tutte incentrate su antieroi. Quello che Wyle fa in “The Pitt” è quasi rivoluzionario: costruisce un personaggio buono e magnetico che ti spinge a voler essere migliore.

Nella categoria femminile, ci sono quattro candidate da “The White Lotus”: un apparente vantaggio per la terza stagione della serie sui vacanzieri americani che però rischia di disperdere i voti dei 20 mila membri della Television Academy. Questo potrebbe favorire Katherine LaNasa, la caposala resiliente che tiene in piedi il pronto soccorso iperrealistico rappresentato in “The Pitt”. Molti però pensano che sarà Carrie Coon a spuntarla: la più complessa e tormentata delle tre cinquantenni in vacanza nello show di Mike White potrebbe alzare la statuetta dorata per il toccante monologo sull’amicizia dell’episodio finale. Sul fronte maschile, quotato per lo stesso premio, c’è Tramell Tillman, signor Milchick, il soldato più fedele di Lumon in “Severance”.

Tra le commedie, “The Studio” sembra senza rivali. La serie di Apple tv riesce a essere divertente, spietata e allo stesso tempo affettuosa nel suo sguardo sui compromessi d’obbligo a Hollywood. Forte di 23 nomination, record assoluto per una serie al debutto, porterà probabilmente a casa la vittoria anche per il protagonista (e creatore) Seth Rogen, che scalzerebbe Martin Short, esilarante e tenero in “Only Murders in the Building 4”. Jean Smart, la matura comica di “Hacks”, ha già vinto per tutte e tre le passate stagioni e sembra inarrestabile anche quest’anno. La sua co-star, Hannah Einbinder, potrebbe conquistare la sua prima statuetta come attrice di supporto. Attenzione anche a Catherine O’Hara, che tiene alta la competizione con il suo ruolo da navigata produttrice in “The Studio”. Tra gli uomini candidati come non protagonista, potrebbe essere l’ultima occasione per Harrison Ford, 83 anni, con “Shrinking”. Anche se molti puntano sullo straordinario Ike Barinholtz, il numero due di Rogen ai Continental Studios.

Nel campo delle miniserie, la contesa è tra “Adolescence” di Netflix e “The Penguin” di HBO. La prima è favorita come miglior opera e per gli attori di supporto, con la psicologa interpretata da Erin Doherty e soprattutto l’adolescente Owen Cooper, definito dal co-creatore Stephen Graham “il prossimo Robert De Niro”. I migliori protagonisti sembrano già scritti: Colin Farrell per il ruolo del nemico di Batman, che gli è valso SAG e Golden Globe a gennaio; la sua collega Cristin Milioti, che nei premi assegnati da attori e stampa internazionale è stata battuta da Jessica Gunning di “Baby Reindeer” (che però rientrava all’edizione scorsa degli Emmy).

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