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Dove è meglio vivere se scoppia il caos mondiale? In Svizzera

Keystone-SDA

Quali stati sono meglio in grado di superare una grave crisi globale? Tra i vincitori figurano a sorpresa i paesi europei e quelli di piccole dimensioni, secondo una nuova classifica. Al primo posto: la Svizzera.

(Keystone-ATS) La graduatoria, di cui riferisce oggi la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), si chiama “Global Investment Risk and Resilience Index” ed è stata stilata da Henley & Partners, società londinese di consulenza leader a livello mondiale per i cosiddetti “visti d’oro” e le cittadinanze. Cerca di rispondere alla domanda: supponendo che nel mondo scoppi davvero il caos, qual è il posto migliore dove vivere per proteggere se stessi e il proprio patrimonio?

Il quesito – ricorda il giornale – è meno teorico di quanto possa sembrare a prima vista. Stando a Henley & Partners attualmente il numero di milionari che cambiano residenza è infatti più alto che mai. Anche perché lo scenario di una crisi drammatica non è fuori luogo: pure gli ottimisti si chiedono cosa potrebbe andare storto nell’attuale fase di cambiamento degli equilibri planetari. E come noto a a volte basta poco perché si inneschi una dinamica nefasta.

Ad esempio in aprile dopo il cosiddetto “Liberation Day” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump i mercati finanziari sono stati pericolosamente vicini a un punto di svolta di questo tipo, sostiene la NZZ. Anche durante l’assalto al Campidoglio di Washington nel gennaio 2021 è mancato poco perché la situazione degenerasse in modo incontrollato. Una crisi globale potrebbe verificarsi anche se un paese occidentale fortemente indebitato dovesse trovarsi in difficoltà finanziarie o se la Cina attaccasse Taiwan.

“Il mondo è interessato da una competizione darwiniana”, afferma Christian Kälin, presidente del consiglio di amministrazione di Henley & Partners. “Ma come nel regno animale e vegetale, anche tra i paesi non sono i più forti a gestire meglio il cambiamento, bensì quelli più capaci di adattarsi”, prosegue il dirigente di nazionalità svizzera in dichiarazioni riportate dalla testata zurighese.

Per la nuova classifica, Henley & Partners si è basata da un lato sui propri dati relativi al comportamento migratorio e alle preferenze dei ricchi, dall’altro su un’analisi approfondita delle condizioni economiche e sociali nei singoli paesi effettuata da Alphageo, una società con sede a Singapore.

“Per essere in cima alla nostra classifica un paese deve essere esposto a rischi minimi e allo stesso tempo dimostrare un’elevata resilienza”, spiega al giornale Parag Khanna, fondatore di Alphageo. Al vertice si trova la Svizzera, che occupa una posizione simile anche in molte indagini sulla competitività. L’analisi attuale si basa però su una gamma di fattori molto più ampia: “Non abbiamo valutato solo il dinamismo economico, ma anche la stabilità politica, la certezza del diritto e i rischi climatici”, osserva il 48enne indiano che ha viaggiato in oltre 150 nazioni.

Paradossalmente in caso di crisi globale la stabilità della Confederazione potrebbe però anche diventare un handicap. “Si tratta in un certo senso di un problema di lusso: se a livello mondiale venisse meno la fiducia, enormi quantità di capitale potrebbero affluire in Svizzera, provocando un apprezzamento incontrollato del franco”.

Ciò che secondo la NZZ colpisce nella graduatoria di Henley & Partners è l’ottimo risultato ottenuto da molti paesi europei. Proprio il vecchio continente, che soffre di una crescita modesta ed è anche sottoposto a forti pressioni nelle dispute commerciale, occupa nove dei dieci primi posti: solo Singapore, al quarto posto, riesce a penetrare in questa falange europea.

Dopo la Svizzera si inserisce infatti la Danimarca e sul podio finisce anche la Norvegia. Detto di Singapore, dal quinto rango in poi si piazzano Svezia, Lussemburgo, Finlandia, Paesi Bassi, Germania e Islanda. Gli Stati Uniti sono 24esimi, la Francia 29esima, l’Italia è 36esima, subito prima della Cina (37esima), la Russia è 69esima, mentre l’India è solo 104esima: pesa in particolare in questo caso il rischio climatico.

Un altro aspetto interessante è che i paesi in testa alla classifica sono tutti piccoli. Khanna spiega questo fenomeno con il fatto che essi sono generalmente più agili e in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti. Sul fronte opposto, in fondo all’elenco, si trovano Pakistan (148esimo), Haiti (149esimo) e Libano (150esimo).

Il mondo sta attualmente vivendo diversi shock che si sovrappongono, afferma Kälin: oltre alle vertenze commerciali, vanno per esempio citati la rivoluzione dell’intelligenza artificiale e il riscaldamento globale. “La capacità di adattarsi è la nuova parola d’ordine: la politica deve quindi riuscire a rafforzare la resilienza della società di fronte a tali sconvolgimenti”, si dice convinto. Il nuovo indice di rischio e resilienza mostra ora che la Svizzera e numerosi paesi europei sono sulla buona strada: considerate le numerose notizie e valutazioni negative scatenate dalla disputa sui dazi questo può essere motivo di soddisfazione, conclude la NZZ.

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