Domiciliari a Bolsonaro, l’ira dei fan e la condanna Usa

Dopo il braccialetto elettronico, arrivano gli arresti domiciliari. Il provvedimento del giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes ha colto di sorpresa l'ex presidente ultraconservatore Jair Bolsonaro, indagato per tentato colpo di Stato.
(Keystone-ATS) Bolsonaro dovrà ora ottenere permessi e autorizzazioni anche solo per vedere i suoi figli. Un’iniziativa “condannata” dall’amministrazione di Donald Trump – che intima: “Lasciate parlare Bolsonaro!” – e che sembra complicare anche i negoziati tra Brasilia e Washington sull’aumento dei dazi.
E mentre crescono le proteste dei supporter di destra, le reazioni sui social network mostrano un Paese politicamente ancora molto polarizzato. Stando ad un sondaggio di Quaest, il 53% degli intervistati si è detto a favore della detenzione, e il 47% contrario.
I fan dell’ex presidente già la notte scorsa hanno sfilato in auto lungo i viali di Brasilia al suono insistente dei clacson, radunandosi poi davanti al palazzo dove l’ex presidente affronta la misura cautelare, nel quartiere di Jardim Botânico. La polizia ha intanto rafforzato il pattugliamento nella regione centrale della capitale e bloccato la strada che porta alla Spianata dei Ministeri, per impedire l’accesso alla Corte suprema.
Telefonata a un corteo
“Siamo ufficialmente in una dittatura”, ha commentato il senatore Flavio Bolsonaro, primogenito dell’ex capo di Stato, aggiungendo che è “difficile che non ci siano nuove reazioni” da parte di Washington. “Il Brasile non è più una democrazia”, gli ha fatto eco dagli Usa il fratello e deputato Eduardo Bolsonaro, mentre la madre Michelle per il suo commento si è affidata alla bibbia. “I cieli annunceranno la sua giustizia, perché Dio stesso è il Giudice”, ha scritto l’esponente della chiesa evangelica, in una storia sul suo profilo Instagram.
Il provvedimento degli arresti domiciliari è arrivato dopo che il leader ultraconservatore, colpito da restrizioni che gli vietavano di utilizzare le piattaforme online, è intervenuto con una telefonata in viva voce ad un corteo. “Buon pomeriggio Copacabana. È per la nostra libertà, siamo insieme”, ha detto Bolsonaro ai manifestanti. Una battuta che il figlio Flavio ha poi caricato sui profili social, facendo scattare la detenzione che Moraes ha motivato spiegando: “la giustizia è cieca, ma non è stupida. Non permetterà che un imputato la prenda in giro, pensando di restare impunito grazie al suo potere politico ed economico”.
Il giudice è stato recentemente bersaglio di sanzioni Usa, sulla base della legge Magnitsky, perché accusato di violazione dei diritti umani, e più in particolare di “una caccia alle streghe illegale contro cittadini e imprese americane e brasiliane, incluso contro Bolsonaro”.
Lula non commenta
A meno di 24 ore dall’entrata in vigore dell’aumento dei dazi del 50%, il presidente Lula, che non ha voluto commentare sulla detenzione di Bolsonaro, ha provato invece a lanciare un appello a Trump per un dialogo basato sul rispetto reciproco. “Se perdiamo il rispetto per la sovranità dei Paesi, per le loro Corti supreme e per i loro Parlamenti, il mondo non funziona”, ha chiarito. Nelle ultime ore il capo della diplomazia, Mauro Vieira, aveva già avvertito la Casa Bianca che “la sovranità” brasiliana “non è moneta di scambio” per “richieste inaccettabili” su Bolsonaro, annunciando la risposta ai dazi Usa entro il 18 agosto.
I gruppi parlamentari dell’opposizione di centrodestra intanto sono sulle barricate, pronti a fare ostruzionismo. “Se è la guerra che vogliono, la guerra avranno”, ha dichiarato il capogruppo del Partito liberale (Pl) alla Camera, Sostenes Cavalcante. In parallelo, il senatore Flavio Bolsonaro ha proposto come unica attività parlamentare il voto sull’amnistia per gli imputati del tentato colpo di Stato e la richiesta di impeachment del giudice de Moraes.