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Diego, l’altro Giacometti, protagonista a Milano

Fino al 23 giugno, la Fondazione Luigi Rovati di Milano celebra l'artista svizzero fratello del più famoso Alberto con una mostra dal titolo “Diego, l'altro Giacometti”.

La mostra Collegamento esternosi sviluppa in quattro temi, le sculture e il design, i mobili e gli oggetti, il bestiario e infine Diego come modello (in dipinti realizzati dal padre Giovanni o dal fratello Alberto, che lo ha immortalato anche in sculture in gesso e in bronzo). Un’esposizione importante, che accoglie opere provenienti dagli eredi di Diego, dalla Fondation Giacometti di Parigi, dall’Alberto Giacometti Stiftung conservata presso la Kunsthaus di Zurigo, dal Museo Picasso di Parigi e da collezioni private.

Giacometti è diventato un cognome canonico nelle sfere dell’arte, ma quando si parla di design i collezionisti e gli studiosi potrebbero non lodare l’eccentrico scultore Alberto, ma piuttosto le opere del suo discreto fratello minore Diego. Infatti, i suoi mobili in bronzo dalle proporzioni perfette e il serraglio che contengono sono sempre più ammirati e ricercati dai professionisti dell’arte e dai collezionisti in Europa e negli Stati Uniti a partire dagli anni ‘70. Ma nell’ultimo decennio si è assistito a un aumento vertiginoso dei prezzi, rendendo Diego Giacometti il designer più pregiato insieme a Claude e François-Xavier Lalanne.

Nato nel 1902 a Borgonovo, in Val Bregaglia, 13 mesi dopo la nascita del fratello Alberto, Diego già da piccolo fa da modello per le sculture del fratello, che a dodici anni crea la sua prima opera intitolata “Testa di Diego”.

Dopo aver viaggiato per mezzo mondo Diego, nel 1925, raggiunge Alberto a Parigi, realizza oggetti in bronzo e gesso per arredamenti d’élite. Quando Alberto inizia lo studio dei ritratti dal vivo, il designer diventa suo modello ed assistente: prepara le armature di sostegno ed esegue i calchi in gesso per le fusioni.

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Diego Giacometti nel suo atelier parigino nel 1981. @ Pino Guidolotti

Il talento e la fama tardiva di Diego non possono essere compresi al di fuori del rapporto, complesso ed estremamente stretto, tra i due fratelli, che vissero e lavorarono fianco a fianco nello studio di Parigi per 40 anni. Per decenni, ogni opera di Alberto è passata attraverso la mano del fratello che ha scalpellato la pietra, costruito le armature, creato i calchi, ucciso il gesso, lucidato e patinato il bronzo. Diego era anche il confidente del fratello e posava incessantemente per lui, tanto che la sua testa divenne praticamente una firma dell’arte di Alberto.

Ma Diego si fa anche un nome suo come mobiliere, progettando e realizzando dapprima fioriere, lampade e vasi per tavoli e poi veri e propri mobili. Dopo la morte del fratello, Diego inizia ad investigare sempre più sulle sue doti espressive e i suoi mobili si trasformano in veri e propri oggetti di scultura. Seguendo una passione della sua infanzia inizia a modellare animali. Ormai 80enne compie un’ultima grande impresa: l’arredo per il museo Picasso di Parigi. Muore il 15 giugno del 1985. La sua tomba si trova accanto a quella dei genitori e del fratello Alberto nel cimitero di Borgonovo, alcune sue opere sono esposte a Stampa nel museo Ciasa Granda.

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