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CSt: no a iniziativa “200 franchi bastano”, canone calerà comunque

Keystone-SDA

L'iniziativa popolare "200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)" sarà sottoposta a popolo e cantoni con la raccomandazione di respingerla. Dopo quello del Consiglio nazionale in giugno, oggi è infatti giunto anche il "no" dagli Stati.

(Keystone-ATS) La bocciatura odierna non significa tuttavia che il canone radiotelevisivo resterà agli attuali 335 franchi. Il Consiglio federale ha infatti già annunciato la volontà di ridurre, a livello di ordinanza, il canone per le economie domestiche a 300 franchi annui e di esentare dall’obbligo di pagare la tassa di ricezione le imprese con un fatturato annuo soggetto a IVA fino a 1,2 milioni di franchi. Ciò concerne l’80% delle imprese soggette all’IVA, ha sottolineato Marianne Maret (Centro/VS) a nome della commissione.

Come ricordato dalla vallesana, la proposta del Consiglio federale ridurrebbe di 270 milioni gli introiti della SSR derivanti dal canone, attualmente pari a 1,3 miliardi. L’iniziativa popolare, invece, ne dimezzerebbe l’ammontare, portandolo a 630 milioni.

L’approvazione dell’iniziativa metterebbe dunque la SSR in una situazione finanziaria critica, già segnata dal calo delle entrate pubblicitarie. A farne le spese sarebbe soprattutto l’informazione regionale, ha avvertito Maret.

Thierry Burkart (PLR/AG) ha posto l’accento sulla ristrutturazione in corso alla SSR, sottolineando come i tagli ai programmi e i licenziamenti siano scelte spiacevoli ma inevitabili. Secondo l’argoviese, la SSR resta indispensabile, ma deve essere più efficiente. “La rotta è tracciata – ha osservato – e confido che sarà seguita fino in fondo. In caso contrario, la politica potrebbe rivedere il proprio giudizio su iniziative analoghe in futuro”.

Il ministro delle comunicazioni Albert Rösti non ha nascosto che con l’iniziativa l’offerta giornalistica della SSR rischierebbe di essere fortemente ridimensionata, con vuoti difficilmente colmabili da altri media. A trarne vantaggio, ha spiegato il consigliere federale democentrista, sarebbero soprattutto le piattaforme a pagamento svizzere e i servizi di streaming internazionali, che offrirebbero pochi o nessun contenuto relativo alla Svizzera.

Fabio Regazzi (Centro/TI) ha da parte sua ricordato che delle 126 mila firme raccolte dagli iniziativisti, ben 30 mila sono arrivate dal Ticino. Il ticinese ha poi denunciato il fatto che anche le imprese sono sottoposte al canone. Per gli imprenditori, che pagano già la tassa come privati cittadini, si tratta di una doppia imposizione, ha dichiarato.

La questione più importante resta però cosa la SSR debba offrire, ha sottolineato Esther Friedli (UDC/SG). “Il servizio pubblico deve finanziare show di intrattenimento girati su isole svedesi, o deve concentrarsi principalmente sulla diffusione di notizie e informazioni?”, si è chiesta la sangallese.

Cosa chiede l’iniziativa

Come la sua denominazione lo lascia intuire, l’iniziativa popolare “200 franchi bastano!” chiede di ridurre il canone radio-televisivo a 200 franchi all’anno. La proposta, lanciata da UDC, Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) e giovani liberali-radicali, chiede anche di esentare le società e le imprese dal pagamento del canone. La ripartizione dei proventi alle emittenti radiofoniche e televisive private rimarrebbe invariata.

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