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CSt: Gaza, nessuna sanzione verso coloni violenti

Keystone-SDA

La Svizzera non deve adottare alcuna sanzione nei confronti dei coloni israeliani violenti, né misure di carattere economico contro Israele, ma impegnarsi per impedire che vengano commessi crimini gravissimi a Gaza e per garantire l'accesso degli aiuti umanitari.

(Keystone-ATS) È quanto prevede il primo punto, giudicato meno problematico di tutti, di una mozione di Carlo Sommaruga adottata oggi dal Consiglio degli Stati – anche se non con una maggioranza “bulgara”, 23 voti a 18 e 2 astensioni – e che dovrà ancora passare al vaglio del Nazionale.

Per il “senatore” ginevrino non v’è dubbio che a Gaza sia in corso un genocidio che causa sofferenze indicibili alla popolazione civile, oggetto di una carestia pianificata a tavolino. La Svizzera, quale depositaria delle Convenzioni di Ginevra che garantiscono il diritto internazionale umanitario, non può più fare finta di nulla e, sulla spinta anche delle richieste della società civile, fra cui esperti di diritto internazionale e decine di ex ambasciatori elvetici, deve finalmente agire concretamente affinché tutto questo finisca.

Concretamente, Sommaruga chiede l’adozione di sanzioni, sull’esempio dell’UE, contro i coloni israeliani che hanno commesso violenze specie in Cisgiordania, e l’introduzione dell’obbligo di etichettatura per i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani costruiti in violazione del diritto internazionale in Cisgiordania e sulle alture del Golan. Inoltre, il consigliere agli Stati ginevrino auspica la sospensione di qualsiasi collaborazione militare con Israele e dell’accordo di libero scambio con Israele finché lo Stato ebraico non avrà adempiuto i propri obblighi internazionali.

Richieste sostenute in parte anche da altri “senatori”, come Charles Julliard (Centro/JU) e Mauro Poggia (UDC/GE), secondo i quali l’inazione della Confederazione non rende onore al suo ruolo di depositaria delle Convenzioni di Ginevra. Anche se la Svizzera è un piccolo paese, la sua voce viene ascoltata, ha affermato Poggia, chiedendo come mai la Svizzera abbia subito aderito alle sanzioni contro la Russia dell’Ue, e contro gli oligarchi, ma non faccia lo stesso per i coloni violenti che terrorizzano la popolazione in Cisgiordania. Secondo il “senatore” democentrista, che ha parlato di “codardia elvetica” al riguardo, se non si farà nulla presto Gaza sarà diventerà veramente un resort di lusso (la “Riviera Gaza” secondo Poggia, sulla base di un progetto pubblicizzato dal presidente Usa, Donald Trump, n.d.r).

Unica voce fuori dal coro a sinistra, Daniel Jositsch (PS/ZH) ha invitato i presenti a bocciare tutti i punti della mozione, a suo dire puramente declamatori che non portano a nulla e non avranno alcun effetto sulle sofferenze della popolazione. A suo parere, la Svizzera deve adoperarsi affinché si giunga alla pace, magari ospitando i colloqui sul proprio territorio. Prendere posizione ora vuole dire pregiudicare questa possibilità.

Da parte sua, il vice presidente del Consiglio federale, Guy Parmelin, si è detto sconvolto dalle sofferenze umane nella Striscia di Gaza e allarmato dalle notizie relative ai crimini di guerra, “che sarebbero stati commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto”.

In qualità di Stato firmatario delle Convenzioni di Ginevra, ha aggiunto, la Svizzera sfrutta anche i propri contatti bilaterali e multilaterali per sottolineare l’importanza del rispetto del diritto internazionale umanitario e per impegnarsi a favore di una soluzione politica del conflitto. Il Consiglio federale chiede a entrambi i belligeranti di garantire l’accesso senza restrizioni agli aiuti umanitari e di dichiarare subito il cessate il fuoco a Gaza.

Per quanto attiene ai vari punti della mozione, sia contro i coloni che a livello militare ed economico, Parmelin ha spiegato che la politica del governo al riguardo si basa su una ponderazione di interessi di politica estera ed economica. A livello militare, poi, i rapporti fra i due Paesi sono puntuali e non esiste alcuna cooperazione in materia. La Svizzera non esporta armi verso Israele da anni, ha spiegato.

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