CSt: ricongiungimento familiare, no entrata in materia
(Keystone-ATS) I cittadini svizzeri continueranno ad essere penalizzati, rispetto a quelli Ue/Aels, nell’ambito del ricongiungimento familiare per quanto attiene all’ammissione dei membri stranieri della loro famiglia provenienti da Stati terzi.
È quanto deciso oggi dal Consiglio degli Stati che, per 27 voti a 14, non è entrato in materia su un progetto di legge frutto di un’iniziativa parlamentare mediante la quale s’intende eliminare questa disparità di trattamento. Il dossier ritorna alla Camera del popolo.
Stando alla maggioranza, non è possibile valutare le conseguenze del progetto – che riguarda per esempio i figli fra i 18 e 21 anni, o i genitori di un partner straniero – in termini d’immigrazione supplementare verso la Svizzera. Senza avere certezza a questo proposito, la sua adozione significherebbe fare un salto nel buio indifendibile dal punto di vista politico, ha spiegato a nome della commissione Esther Freidli (UDC/SG).
Secondo la maggioranza non è infatti possibile escludere che questa modifica di legge generi un’ondata imprevedibile di nuovi arrivi nel nostro Paese e ulteriori costi per le assicurazioni sociali, hanno aggiunto altri oratori, come Daniel Fässler (Centro/AI), che ha rammentato le decine di migliaia di naturalizzazioni di persone provenienti dallo Sri Lanka, dalla Turchia o dall’ex Jugoslavia.
Anche se non abbiamo certezze sui numeri, possiamo immaginare che sarebbero parecchie migliaia le persone interessate che potrebbero giungere nel nostro Paese, ha affermato il “senatore” appenzellese, con tutti i problemi connessi di integrazione nel tessuto economico e sociale.
Nel suo intervento, Pirmin Schwander (UDC/SZ) ha sostenuto che l’abolizione di questa disparità di trattamento non farà che esacerbare il problema della forte immigrazione in Svizzera e dei problemi legati, per esempio, alla penuria di alloggi, un fenomeno quest’ultimo che lo Svittese imputa al forte incremento della popolazione residente negli ultimi decenni.
Sul fronte opposto, Daniel Jositsch (PS/ZH) non ha perso l’occasione per sottolineare come proprio l’UDC si batta per mantenere una “discriminazione” dei cittadini elvetici nei confronti di quelli provenienti dai Paesi Ue/Aels. A suo parere, in questo sostenuto anche dal collega di partito Pierre-Yves Maillard (VD), è del tutto naturale che i cittadini svizzeri sposati con uno straniero/straniera vogliano far venire in Svizzera i parenti più stretti. Secondo i due “senatori” socialisti, i numeri sarebbero trascurabili. A loro parere, qui non si tratta di svolgere un dibattito sull’immigrazione, bensì semplicemente di mettere sullo stesso piano i cittadini svizzeri con quelli comunitari.
Tra l’altro, hanno fatto notare i sostenitori della modifica legislativa, per potersi stabilire da noi sono previste condizioni abbastanza severe: i cittadini svizzeri e i loro coniugi potrebbero, per esempio, far venire nella Confederazione i rispettivi genitori provenienti da uno Stato terzo a condizione che il loro mantenimento sia garantito, che dispongano di un alloggio appropriato e che si integrino nel nostro Paese. I Cantoni avrebbero inoltre la possibilità di obbligare i famigliari esteri a sottoscrivere un contratto di integrazione.
Nonostante le riflessioni dei fautori del progetto, compreso il consigliere federale Beat Jans, al voto l’ha spuntata la maggioranza della commissione, che non vuol sentire parlare di un potenziale aumento dell’immigrazione. Ora il dossier ritorna alla Camera del popolo che aveva approvato il disegno di legge lo scorso giugno per 104 voti a 86 e 7 astenuti. Anche in quella occasione, una minoranza essenzialmente composta di esponenti dell’UDC e del Centro aveva chiesto la non entrata in materia denunciando l’allentamento delle condizioni che gli stranieri devono rispettare per beneficiare del ricongiungimento famigliare.