Criticò i superiori, condannato generale russo

Ivan Popov è stato condannato a cinque anni di reclusione e privato del grado di generale maggiore. L'ex comandante della 58a armata dell'esercito russo è stato giudicato colpevole di frode aggravata dal tribunale militare di Tambov.
(Keystone-ATS) L’accusa che gli viene rivolta è di essersi impossessato illegalmente di 1’700 tonnellate di metallo che dovevano servire per costruire delle fortificazioni, e di avere in questo modo provocato danni allo Stato per 115 milioni di rubli, circa 1,15 milioni di franchi al cambio attuale.
Popov però si dice innocente e i suoi sostenitori – tra cui alcuni blogger militari filorussi – sospettano che dietro le imputazioni vi siano in realtà le durissime critiche che il generale pare abbia rivolto ai suoi superiori durante la guerra in Ucraina.
Il generale è infatti noto per un audio che gli viene attribuito e che iniziò a girare sui media nell’estate di due anni fa, proprio dopo l’ammutinamento dei mercenari del gruppo Wagner. Si tratta di una registrazione vocale che suscitò un enorme scalpore: si sente quello che i giornali identificano come Popov raccontare di essere stato rimosso dal comando della 58a armata per aver denunciato ai suoi superiori la drammatica situazione sul fronte in Ucraina, con “morti e feriti in massa” tra le truppe russe, e un sostegno dell’artiglieria secondo lui inadeguato.
“Siamo stati colpiti alle spalle dal nostro comandante superiore, che ha decapitato proditoriamente e vilmente l’esercito nel momento più difficile e teso”, avrebbe detto il generale in quella che pare un’aspra critica al capo di stato maggiore russo Valery Gherasimov.
Popov fu arrestato meno di un anno dopo. Era il maggio del 2024, periodo in cui il Cremlino stava cambiando in parte i vertici militari dicendo anche di voler sradicare la corruzione. In quelle settimane furono arrestati pezzi da novanta come il vice ministro della Difesa Timur Ivanov e il generale Yuri Kuznetsov. E un economista come Andrei Belousov venne piazzato al vertice del ministero della Difesa al posto di Sergey Shoigu, a cui furono comunque affidate le redini del Consiglio di sicurezza russo.
Popov si prepara a impugnare in appello la sentenza, non definitiva, e continua a dire “ingiustificato” il procedimento penale nei suoi confronti. Secondo i media russi, durante il processo avrebbe pure chiesto ai vertici del regime di essere mandato al fronte, cioè di combattere nella crudele invasione dell’Ucraina ordinata da Putin, invece che essere detenuto in un carcere. Si tratta di un’opzione prevista da una nuova legge firmata lo scorso ottobre da Putin. Ma il suo avvocato – scrive l’agenzia Interfax – ha annunciato che la richiesta è stata respinta.