Commissione respinge introduzione reato di ciberbullismo
 
Il "ciberbullismo" non deve essere considerato un reato a sé stante.
(Keystone-ATS) Ne è convinta la Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale (CAG-N), che – con 14 voti contro 10 e 1 astensione – propone al plenum di fare marcia indietro sull’introduzione di una nuova norma contro le molestie su Internet.
Circa due anni fa, le due Camere avevano deciso all’unanimità di creare un nuovo reato di “ciberbullismo”. Ciò avrebbe reso punibile l’umiliazione, la vessazione, la minaccia o la molestia ripetute nei confronti di una persona, con un inasprimento della pena in caso di atti commessi in pubblico, in particolare mediante l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’idea era stata lanciata dalla consigliera nazionale Gabriela Suter (PS/AG) con un’iniziativa parlamentare, si legge in una nota dei servizi del Parlamento.
Dopo un’approfondita discussione, la maggioranza della commissione è giunta però alla conclusione che una nuova norma non è necessaria, poiché il diritto vigente copre già tali atti in modo esaustivo.
La CAG-N proseguirà tuttavia i lavori per l’introduzione di una norma penale sull’adescamento in rete di minorenni e propone all’unanimità al proprio Consiglio di prorogare il termine di attuazione dell’iniziativa parlamentare su questo aspetto.
A questo proposito, a metà settembre, l’associazione senza scopo di lucro NextGen4Impact ha presentato al Consiglio federale una petizione munita di 60’000 firme affinché le piattaforme di social media non siano più accessibili ai bambini e ai giovani di età inferiore ai 16 anni. L’obiettivo è proteggere i ragazzini dalla dipendenza, dal cyberbullismo e dalla manipolazione commerciale.
A febbraio il Consiglio federale aveva annunciato l’intenzione di valutare, in un rapporto, l’opportunità di vietare o limitare l’accesso ai social per i minori di 16 anni.
 
    