Comitato lancia campagna contro iniziativa biodiversità
(Keystone-ATS) Il prossimo 22 settembre il popolo sarà chiamato ad esprimersi sull’iniziativa “Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio” (iniziativa biodiversità). Oggi a Berna il Comitato contrario al testo ha presentato i suoi argomenti in una conferenza stampa.
L’iniziativa popolare, che chiede una maggiore quantità di superfici e di finanziamenti a favore della natura, intende fissare la tutela del paesaggio e dei beni storici e culturali nella Costituzione federale. Un’approvazione del testo depositato nel settembre del 2020, obbligherebbe Confederazione e Cantoni a stanziare più fondi pubblici e a conservare la biodiversità e il paesaggio elvetici. Tra i promotori figurano Patrimonio svizzero, Pro Natura, BirdLife Svizzera e Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio.
Il Comitato che si batte per un “No” alle urne è composto da esponenti dei partiti borghesi e da diversi rappresentanti del settore agricolo, dell’industria energetica ed edile nonché dell’industria forestale. Secondo i contrari, la modifica costituzionale limiterebbe in modo eccessivo la produzione sia energetica che alimentare. Inoltre, questa iniziativa porrebbe un freno alla gestione delle foreste e alle aree rurali per il turismo, aumentando i costi di costruzione, hanno dichiarato i membri del Comitato in conferenza stampa.
Costi aggiuntivi per le PMI
A presentare le argomentazioni del Comitato anche il Consigliere agli Stati ticinese Fabio Regazzi (Centro). “Ciò che preoccupa maggiormente le PMI sono regolamentazioni inutili che generano ingenti costi”, ha dichiarato il presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (usam). “E l’iniziativa sulla biodiversità è un esempio di regolamentazione inutile e esagerata”, ha chiosato il “senatore” del Centro, precisando che la modifica costituzionale non si limita esclusivamente alle superfici e strutture al di fuori delle zone edificabili, ma interessa appunto anche le aree residenziali e dunque anche le PMI, le quali dovrebbero fare i conti con disposizioni aggiuntive, procedure di autorizzazione più lunghe nonché ingenti costi amministrativi supplementari per la costruzione.
Troppo restrittiva
Secondo il Comitato per il “No”, l’iniziativa danneggerebbe la sicurezza dell’approvvigionamento e il livello di autosufficienza energetica, con un impatto importante sui prezzi dell’elettricità. “La realizzazione di nuovi progetti o l’espansione di quelli esistenti sarebbero impossibili”, ha dichiarato il presidente del PLR Thierry Burkart in conferenza stampa.
Se l’iniziativa venisse accettata, inoltre, il settore forestale si troverebbe ad affrontare nuove restrizioni e requisiti dovuti all’espansione delle riserve. Il bosco in qualità di fornitore di materie prime verrebbe messo in secondo piano, spiegano i contrari, poiché la domanda di legno da parte dell’edilizia sostenibile e per il riscaldamento è in aumento, le importazioni di legno aumenterebbero.
L’agricoltura fa già abbastanza
Il comitato sostiene inoltre che al momento l’agricoltura svizzera stia già facendo abbastanza per la tutela della biodiversità. Attualmente le superfici agricole utili dedicate esplicitamente alla promozione della biodiversità rappresentano già il 19% del totale, che corrisponde a 195’000 ettari di terreno o alla dimensione dei cantoni di Zurigo e Zugo messi assieme. “I nostri agricoltori stanno già facendo tanto”, ha dichiarato il presidente dell’UDC Marcel Dettling.
“Abbiamo già una base giuridica che consente di continuare a promuovere la biodiversità”, ha sottolineato dal canto suo il presidente del Centro Gerhard Pfister. Le aziende agricole che intendono ottenere i pagamenti diretti dalla Confederazione in questo ambito, sono obbligate attualmente a destinare il 7% della superficie utile in favore della biodiversità.