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Colpito un ospedale in Israele, Khamenei nel mirino

Keystone-SDA

Settimo giorno di guerra. Teheran e Gerusalemme stanno combattendo una battaglia senza esclusione di colpi, un botta e risposta mortale e martellante, di notte e di giorno. Anche con le parole.

(Keystone-ATS) “Il codardo dittatore iraniano si nasconde nelle profondità del bunker fortificato e spara colpi contro Israele. La guida suprema Ali Khamenei non può essere autorizzato a continuare a esistere”, ha annunciato il ministro della difesa Israel Katz, dopo che l’ospedale più importante del sud di Israele è stato colpito in pieno. Più velatamente gli ha fatto eco il premier Benyamin Netanyahu: “Tutte le opzioni sono aperte, nessuno in Iran ha l’immunità”, ha detto.

All’alba di oggi i caccia dell’Aeronautica militare israeliana (IAF) hanno colpito il reattore ad acqua pesante di Arak, in Iran occidentale, preso di mira per la seconda volta in una settimana l’impianto di arricchimento di Natanz e un sito vicino collegato al programma nucleare della repubblica islamica. Mercoledì sera l’esercito (IDF) ha diffuso sui social iraniani un messaggio in farsi e una mappa per avvertire i residenti di Arak che l’area sarebbe stata bombardata. Poche ore dopo i jet militari hanno sganciato tonnellate di munizioni per arrivare a “distruggere il componente destinato alla produzione di plutonio”, ha dichiarato l’esercito.

I reattori ad acqua pesante rappresentano un rischio di proliferazione nucleare poiché possono produrre facilmente plutonio che, come l’uranio arricchito, può essere usato per realizzare il nucleo di una bomba atomica. L’Iran in giornata ha accusato l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) di essere un “partner” dell’aggressione israeliana in un post scritto su X dal portavoce del ministero degli esteri e indirizzato al capo dell’agenzia Rafael Grossi. L’AIEA aveva stigmatizzato il comportamento di Teheran in un rapporto precedente all’inizio della guerra per non aver rispettato gli obblighi sul programma nucleare. Tuttavia ieri Grossi ha aggiustato il tiro, data la situazione: “Siamo giunti alla conclusione che non possiamo affermare che al momento in Iran ci sia uno sforzo sistematico per produrre un’arma nucleare”, ha affermato.

Tornando a stamattina, quando ormai era chiaro il danno a Arak, la reazione iraniana non si è fatta attendere. Poco dopo le sei del mattino ora locale, a Tel Aviv e nel resto del Paese sono scattati prima gli allarmi sui cellulari, poi le sirene. Milioni di persone si sono rifugiate nelle aree protette sotterranee. L’ondata di missili balistici sparati dal territorio della Repubblica islamica, una trentina, ha scatenato un finimondo di esplosioni: quelle degli ordigni intercettori israeliani e le deflagrazioni dei vettori con testate da 500 chili di esplosivo che non sono stati abbattuti dagli Arrow dell’IDF. L’impatto nel centro e nel sud di Israele. Un missile è caduto sul principale ospedale meridionale di Israele, il Soroka Medical Center, che dispone di oltre 1’000 posti letto e fornisce servizi a un milione di residenti. Altri due missili sono esplosi nelle città centrali di Holon e Ramat Gan, ferendo decine di persone, di cui sei in gravi condizioni. Gli artificieri hanno trovato sul luogo delle detonazioni tracce evidenti di bombe a grappolo, capaci di disperdere munizioni più piccole che si propagano su un’ampia area. “L’ospedale Soroka serve l’intera regione del Negev, curando israeliani, i nostri vicini palestinesi, cristiani. Il suo personale devoto – ebrei e arabi – lavora fianco a fianco unito dalla missione di guarire”, ha commentato il presidente Isaac Herzog visitando la struttura, che intanto ha evacuato la maggior parte dei suoi pazienti.

Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araqchi ha affermato che il missile era diretto a un quartier generale militare e di intelligence adiacente. L’omologo israeliano Gideon Saar ha risposto con veemenza accusandolo di falsificare la realtà: “Stai mentendo. Nessuna bugia dell’intelligenza artificiale cambierà i fatti: la vostra barbarie è stata esposta al mondo”.

Ora nuove immagini satellitari mostrano che l’Iran si sta affrettando a trasferire il suo petrolio dai porti ai cargo in mare. Nel frattempo il portavoce di Tsahal ha chiarito che i piloti dell’IAF stanno operando in territorio iraniano 24 ore su 24.

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