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CN: fetta più grande del canone per i media privati

Keystone-SDA

I media privati dovrebbero ricevere una quota maggiore del canone radio-tivù, ossia il 6-8% invece del 4-6% attuale. Inoltre, vanno potenziate le misure generali di sostegno per una migliore copertura regionale.

(Keystone-ATS) Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale, approvando due progetti legislativi già accolti dagli Stati lo scorso mese di giugno.

Le due revisioni della legge federale sulla radiotelevisione (LRTV) prendono origine da altrettante iniziative parlamentari. “Si è deciso di trattarle separatamente in quanto l’una o l’altra potrebbe essere oggetto di referendum, danneggiandosi a vicenda”, ha spiegato a nome della commissione Damien Cottier (PLR/NE).

L’iniziativa dell’ex “senatore” Philippe Bauer (PLR/NE) vuole che le emittenti radiofoniche e televisive locali siano sostenute con un aumento della quota di ripartizione del canone. Secondo l’autore, si tratta di un importante passo per rafforzare la pluralità mediatica, senza dover adeguare l’importo di questo balzello.

L’altra, presentata dalla “senatrice” Isabelle Chassot (Centro/FR), vuole garantire un sostegno all’autoregolamentazione del settore, in particolare al Consiglio svizzero della stampa, e a istituti indipendenti che propongono in modo continuativo formazioni e formazioni continue destinate a chi opera nelle redazioni. Inoltre, intende sostenere agenzie di stampa e agenzie di produzione di contenuti audiovisivi che rivestono importanza nazionale e garantiscono un’offerta equivalente in tedesco, francese e italiano. Il riferimento ai media elettronici, molto controverso, era per contro già stato eliminato dalla commissione preparatoria degli Stati.

UDC scettica

Nel primo caso, il progetto è stato accettato per 131 voti a 40 (19 astenuti), mentre nel secondo per 136 a 55 (due astenuti). Pur con delle divergenze, talvolta anche all’interno dei singoli gruppi parlamentari, su singoli punti, in linea di principio il rafforzamento del panorama mediatico elvetico è stato largamente auspicato in aula. “Bisogna mantenere la diversificazione attuale”, si è detto d’accordo il consigliere federale Albert Rösti, secondo cui il costo complessivo di quanto proposto ammonterebbe a 35 milioni di franchi.

L’adeguamento al 6-8% “è necessario per garantire che anche in futuro il servizio pubblico radio-televisivo possa essere assicurato, soprattutto in contesti linguistici periferici”, ha dichiarato Alex Farinelli (PLR/TI). “In un periodo di fake news, la promozione delle nuove leve è fondamentale”, ha messo in evidenza dal canto suo Martin Candinas (Centro/GR). Riguardo alle agenzie, Michael Töngi (Verdi/LU) ha ricordato come il loro lavoro sia molto importante, in particolare per i media più piccoli che da soli non sono in grado di coprire tutta l’informazione.

Le critiche principali sono arrivate dai banchi dell’UDC, i cui rappresentanti avrebbero preferito mantenere il diritto vigente. “Non dobbiamo stanziare sovvenzioni, bensì migliorare le condizioni quadro”, ha affermato Gregor Rutz (ZH). Lo zurighese ha ricordato come l’elettorato abbia già bocciato nel febbraio del 2022, con il 54,6% di no, un pacchetto di misure a favore dei media nazionali, che ricalca parzialmente quelle odierne.

Ancora delle divergenze

Nella discussione di dettaglio sono state affrontate tutta una serie di minoranze. Ad esempio, nel quadro del disegno sulle misure generali di sostegno, una proponeva di prevedere la possibilità di aiutare finanziariamente anche gli organi che promuovono progetti di ricerca e di reportage giornalistici. È però stata bocciata per 119 a 73.

Più tirata la votazione sull’ammontare del sostegno: per 99 a 94, i deputati hanno scelto che la quota dei costi computabili non deve superare il 50%, allineandosi al Consiglio federale. I “senatori” avevano invece fissato tale percentuale all’80%.

Nell’ambito del progetto relativo alla partecipazione al canone per le emittenti radiofoniche locali e televisive regionali, il plenum si è espresso, per 105 a 88, contro un ulteriore aumento delle quote tenendo conto del rincaro, temendo che possa andare a scapito della SSR.

Infine, i consiglieri nazionali hanno optato (119-72) per permettere in futuro alle aziende di ottenere più di due concessioni. Secondo i contrari, così facendo si metterebbe però in pericolo la pluralità dei media, concentrando l’offerta presso i grandi attori.

Il dossier torna ora agli Stati per discutere le divergenze emerse fra le Camere.

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