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CN: adozioni internazionali non vanno vietate

Keystone-SDA

Le adozioni internazionali devono continuare ad essere possibili. Lo chiede una mozione adottata oggi - 151 voti a 31 e 15 astensioni - dal Consiglio nazionale, contrario all'idea del Consiglio federale che vorrebbe invece porre un termine a questa pratica.

Gli antefatti

(Keystone-ATS) Il 29 gennaio scorso, l’esecutivo ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di elaborare un progetto preliminare di legge volto a sancire il divieto di adozione all’estero. Il responsabile del dossier, Beat Jans, aveva giustificato questo giro di vite col fatto che nessun diritto in materia di adozioni internazionali, neppure il più severo, può escludere il rischio di abusi. In passato, aveva fatto notare, si erano verificate numerose irregolarità, soprattutto nel periodo tra il 1970 e il 1999.

Jans si basava sul parere espresso da un gruppo di esperti. Quest’ultimo aveva sostenuto che una profonda revisione legislativa rappresenterebbe un impegno notevole, non proporzionale al numero di richieste di adozioni internazionali, che è nettamente in calo negli ultimi anni (circa 30 l’anno oggi, mentre in passato ammontavano a diverse centinaia). Inoltre, nemmeno una radicale e profonda revisione legislativa sarebbe in grado di garantire una legalità assoluta. Gli esperti erano quindi giunti alla conclusione che la rinuncia definitiva fosse l’alternativa più efficace. Oltre a facilitare il controllo della legalità, essa tutelerebbe nel migliore dei modi i bambini.

Le reazioni

Inutile dire che l’annuncio del giro di vite da parte del governo ha suscitato molte resistenze, specie da parte di associazioni attive in quest’ambito, come anche da parte di genitori adottivi.

Un sentimento di cui si è fatto oggi latore in aula il relatore commissionale Simone Gianini (PLR/TI), secondo cui quell’annuncio, mancante di tatto e umanità, ha gettato un’ombra di sospetto sulle persone adottate e le loro famiglie.

Certo, ha aggiunto il deputato ticinese, gli abusi del passato sono scioccanti e odiosi e vanno condannati senza se e senza ma. Tuttavia la decisione dello scorso gennaio è “falsa, sproporzionata e controproducente”. L’adozione internazionale rimane l’unico modo per dare un futuro a molti bambini, ha spiegato Gianini. Inoltre, ritirandosi dalle adozioni internazionali, la Svizzera non potrà più impegnarsi per migliorare l’attuale sistema dall’interno.

Per questo la commissione ha deciso di inoltrare una mozione con cui chiede al governo di rivedere la propria decisione, presentando invece una modifica del quadro giuridico per estendere i meccanismi di controllo e ridurre così il rischio di abusi.

Non pregiudicare dibattito

Nella sua risposta alle tesi della commissione, il “ministro” di giustizia e polizia Beat Jans ha negato che il governo abbia voluto in qualsiasi modo gettare il sospetto sui genitori adottivi o addirittura i rispettivi figli. Per queste persone, ha spiegato il consigliere federale socialista, ho molto rispetto.

Tuttavia, ha aggiunto, dobbiamo guardare al futuro per vedere se vale la pena vietare le adozioni internazionali, oppure bastano dei correttivi. Nonostante la nostra proposta, il lavoro parlamentare non viene pregiudicato: spetterà poi a voi decidere in ultima istanza, sulla base dei risultati delle procedura di consultazione e del messaggio governativo, se la nostra proposta vi piace o meno. La mozione che proponete, ha sottolineato invano, è troppo restrittiva perché circoscrive eccessivamente le opzioni sul tavolo, specie per i Cantoni che sono competenti in questa materia.

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