CN: retribuzioni quadri bancari da regolamentare, no tetti massimi

Gli stipendi dei dirigenti delle grandi banche devono essere in qualche modo regolamentati, ma senza fissarne un tetto massimo.
(Keystone-ATS) Il Consiglio nazionale ha approvato oggi – con 132 voti contro 56 e 7 astenuti – una versione modificata della mozione del “senatore” Jakob Stark (UDC/TG), riducendone la portata. I bonus non dovrebbero più essere versati solo in assenza di risultati positivi dell’attività, una misura già sostenuta dal Parlamento.
Nella versione originale della mozione, Stark proponeva di limitare le retribuzioni dei quadri superiori delle grandi banche in una forchetta compresa tra i 3 e i 5 milioni di franchi all’anno, bonus compresi. Il testo era stato presentato nel contesto dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS e dei dibattiti sulla regolamentazione bancaria.
La retribuzione di quasi 15 milioni di franchi percepita nel 2024 dal Ceo di UBS Sergio Ermotti aveva suscitato molte critiche, tanto che la mozione Stark era stata approvata dal Consiglio degli Stati lo scorso marzo con 21 voti contro 19, contro il parere della commissione competente e del Consiglio federale.
Versione alleggerita
“Respingendo la mozione si suggerirebbe erroneamente che non vi sia motivo di agire”, ha affermato a nome della commissione competente Leo Müller (Centro/LU). Il testo dovrebbe tuttavia essere modificato in modo da corrispondere ai postulati della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla débâcle di Credit Suisse, già approvati dal Parlamento.
Al voto, la grande maggioranza della Camera del popolo lo ha seguito e ha sostenuto una versione alleggerita della mozione. Ne sarebbero interessate solo le banche di importanza sistemica. E non deve essere fissato alcun limite massimo di remunerazione.
La legge deve semplicemente “garantire che le retribuzioni non creino falsi incentivi”. In particolare, i bonus non devono essere versati in assenza di risultati commerciali positivi.
In aula, la sinistra ha tentato invano di tornare alla versione originale della mozione Stark. Ma, con 132 voti contro 63, il plenum ha deciso altrimenti.
Il Consiglio degli Stati dovrà quindi pronunciarsi nuovamente sull’atto parlamentare nella sua versione modificata.