CN: ok a modernizzazione della legge sui cartelli

I privati e il settore pubblico devono poter intentare un'azione civile se svantaggiati da limitazioni alla concorrenza. È quanto prevedono varie modifiche alla Legge sui cartelli approvate oggi dal Consiglio Nazionale per 120 voti a 58 e 12 astenuti.
(Keystone-ATS) Il dossier ritorna agli Stati per l’appianamento di talune divergenze.
Per quanto attiene alle modifiche apportate alla legge in vigore, il plenum ha accolto gli elementi centrali, fra cui la modernizzazione del controllo delle concentrazioni: col passaggio dall’attuale test di rilevamento di una posizione dominante qualificata al test SIEC (Significant Impediment to Effective Competition), la procedura d’esame sarà allineata agli standard internazionali. La Commissione della concorrenza (Comco) potrà intervenire più rapidamente, ha spiegato Beat Walti (PLR/ZH) a nome della commissione.
Intentare azioni e chiedere risarcimenti
Un altro elemento della revisione di legge consiste nel rafforzamento del diritto civile in materia di cartelli. Consumatori e organi pubblici saranno infatti legittimati a intentare azioni civili e a chiedere risarcimenti. Questa estensione non è collegata al progetto del Consiglio federale sull’esercizio collettivo dei diritti.
Inoltre, la procedura di opposizione sarà consolidata e resa più favorevole all’innovazione. Per le imprese, il rischio di essere direttamente sanzionate per una pratica segnalata scadrà in via definitiva se le autorità della concorrenza non avvieranno un’indagine entro un periodo che sarà ridotto da cinque a due mesi.
Punto più controverso
Il punto più controverso del progetto riguarda la valutazione degli accordi di cartello illeciti. La legge attuale stabilisce semplicemente che sono illegali gli accordi che incidono in modo significativo sulla concorrenza e che non sono giustificati da ragioni di efficienza economica.
Il Consiglio nazionale ha voluto introdurre una valutazione caso per caso, contro il parere della sinistra e del PVL. Si tratta di essere pragmatici, a favore delle imprese, ha Walti, criticando le procedure troppo lunghe della Comco. Da un lato, la valutazione deve tenere conto di fattori qualitativi e quantitativi, in risposta a una richiesta avanzata da tempo dal Parlamento. In secondo luogo, è necessario dimostrare che un accordo o un comportamento abusivo di un’azienda dominante sia effettivamente dannoso.
Indebolimento
Dal canto suo, Sophie Michaud Gigon (Verdi/VD) ha avvertito che questa aggiunta potrebbe rendere la legge inefficace. L’obiettivo della legge è combattere l’isola dei prezzi alti che è la Svizzera. “Non apriamo scappatoie, i vincitori saranno i grandi gruppi e gli avvocati d’impresa”, a scapito dei consumatori.
Sarà praticamente impossibile dimostrare l’esistenza di un cartello, anche se già presente di fatto, le ha fatto eco Samuel Bendahan (PS/VD).
Anche il Consiglio federale si è opposto all’aggiunta del Nazionale. C’è il rischio di “indebolire notevolmente” la legge, ha sottolineato Guy Parmelin. Le procedure amministrative rischiano di essere ancora più lunghe.
Anche la commissione competente del Consiglio degli Stati aveva cercato di aggiungere questo punto. Ma al voto l’aggiunta era stata bocciata. Alla Camera del popolo, invece, il campo borghese ha prevalso per 113 voti contro 75 e 2 astenuti.
No a eccezioni per club sportivi
Nel corso del dibattito agli Stati, i “senatori” avevano anche deciso di specificare nella legge di considerare come giustificati per motivi di efficienza economica gli accordi all’interno delle leghe sportive professionistiche che limitano, per esempio, le spese totali o i salari lordi.
Tale aggiunta alla normativa, che aveva raccolto consensi tanto a sinistra che a destra alla Camera dei cantoni non ha fatto breccia alla Camera del popolo. Per i sostenitori della proposta, il fair play finanziario potrebbe introdurre un certo equilibrio fra i club dal momento che poche squadre attualmente, ossia quelle più ricche, dominano in lungo e in largo i campionati, lasciando le briciole agli altri.
Il dossier, come detto, ritorna ora alla Camera dei cantoni.