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CN: iniziativa 10 milioni va respinta, idem controprogetto

Keystone-SDA

Senza sorprese, alla conclusione di un dibattito fiume incominciato lunedì, il Consiglio nazionale ha respinto oggi sia l'iniziativa dell'UDC "No a una Svizzera da 10 milioni" per 121 voti a 64 e 6 astenuti, sia il controprogetto diretto del Centro per 161 voti a 30.

(Keystone-ATS) L’esito del voto era scontato: ad eccezione dell’UDC, tutti i gruppi parlamentari sotto il “Cupolone” hanno sostenuto che il testo dei democentristi, conosciuto anche come “iniziativa per la sostenibilità”, non risolverà affatto i problemi legati all’immigrazione se accolto alle urne, ma porterà alla disdetta degli accordi bilaterali con l’Ue, con ripercussioni negative sul benessere della Svizzera e la sua sicurezza.

Quanto al controprogetto dell’Alleanza del Centro, seppur meno estremo dell’iniziativa, presenta gli stessi difetti dell’iniziativa, fissando un tetto massimo per la popolazione residente del tutto arbitrario, stando alla maggioranza del plenum.

Che cosa chiede l’iniziativa

Secondo l’iniziativa, prima del 2050 la popolazione residente permanente della Svizzera non può superare i 10 milioni di abitanti. Se la popolazione superasse i nove milioni e mezzo di abitanti prima del 2050, per garantire il rispetto del limite di 10 milioni il Consiglio federale e l’Assemblea federale dovrebbero prendere provvedimenti a livello legislativo, riguardanti in particolare il settore dell’asilo e del ricongiungimento familiare. Alle persone ammesse provvisoriamente non sarebbe più accordato il diritto di soggiorno duraturo.

Se la popolazione residente permanente superasse il limite di 10 milioni prima o dopo il 2050, sarebbero necessarie altre misure di carattere legislativo. L’iniziativa chiede, per esempio, di denunciare diversi trattati internazionali che promuovono la crescita demografica: l’Accordo con l’UE e i suoi Stati membri sulla libera circolazione delle persone (ALC) dovrebbe essere denunciato dopo due anni dal primo superamento del limite se non fosse possibile negoziare o invocare alcuna clausola di eccezione o di salvaguardia

Iniziativa semplicistica e xenofoba

Ma per la maggioranza del plenum, fissare tetti rigidi all’immigrazione nella Costituzione federale non risolverà i problemi denunciati dai promotori dell’iniziativa, come la scarsità di alloggi, e il rincaro di quelli esistenti, la pressione sulle infrastrutture o gli ingorghi sulle strade, sui bus, nelle stazioni.

Tutte preoccupazioni legittime, per carità, hanno sottolineato diversi deputati, alla cui soluzione l’iniziativa dà però una risposta semplicistica, come sostenuto in aula da Greta Gysin (Verdi/TI), secondo cui l’iniziativa – isolazionista, xenofoba giacché se la prende con i richiedenti asilo facendone un facile capro espiatorio per i problemi del Paese e retrograda, a suo avviso – farà senz’altro guadagnare qualche voto all’UDC, ma non risolve nulla.

Soprattutto dal campo-rosso verde non sono mancate le critiche alla cosiddetta “sostenibilità” strombazzata dall’UDC, da un partito insomma che nel recente passato ha chiesto la realizzazione di nuove autostrade e non si distingue certo per una politica a favore del clima.

Prosperità e sicurezza in pericolo

Per l’ecologista ticinese, al pari dei colleghi di altri partiti, l’iniziativa democentrista mette soprattutto in grave pericolo le relazioni della Svizzera con l’Ue in un momento di incertezza come quello che stiamo vivendo. In un mondo dove il “trumpismo” fa proseliti, il diritto internazionale viene bistrattato, non possiamo isolarci dai nostri vicini, ha affermato Benjamin Roduit (Centro/VS). Tagliare i legami con l’Europa sarebbe un suicidio diplomatico ed economico, in un mondo dove Stati come la Svizzera hanno sempre meno voce in capitolo.

A causa della clausola ghigliottina, una disdetta dell’Accordo sulla libera circolazione, come ventilato dall’iniziativa, avrebbe come conseguenza la fine degli altri accordi bilaterali, compresi quelli di Schengen e Dublino, che ci hanno assicurato finora relazioni stabili con Bruxelles. La Svizzera, ha affermato Simone Gianini (PLR/TI), perderebbe il diritto di respingere chi vi chiede asilo pur essendo già stato rifiutato in un altro Stato dell’Unione europea, subendo quindi in modo molto maggiore rispetto ad oggi la pressione migratoria”. Sarebbe insomma un caos, ha spiegato il ticinese.

Che piaccia o meno, hanno poi rammentato numerosi deputati e deputate, la libera circolazione delle persone consente alle imprese di occupare quei posti di lavoro che rimarrebbero scoperti a causa della scarsità di manodopera in loco e del suo invecchiamento, specie nel sistema sanitario, per non parlare dell’importanza che i lavoratori stranieri rivestono per le assicurazioni sociali, come l’AVS. L’immigrazione che abbiamo vissuto negli ultimi anni è lo specchio dell’attrattiva del nostro Paese e la chiave del suo successo: bloccare tutto con limiti fissi come chiede l’iniziativa significa mettere in pericolo la nostra prosperità. Tornare al passato, magari reintroducendo il famigerato statuto di stagionale, non è un opzione, hanno sostenuto diversi esponenti di sinistra.

Ma che cosa fare di fronte ai legittimi problemi sollevati dalla proposta UDC? Per la maggioranza esistono già a livello legislativo misure per arginare l’immigrazione, come la preferenza indigena, o gli sforzi esperiti per sfruttare al massimo la forza lavoro, specie donne, interna al paese. Oltre a ciò si potrebbero incitare i lavoratori anziani a rimanere più a lungo attivi.

Fra l’altro, non bisogna dimenticare la clausola di salvaguardia negoziata presente nei bilaterali III, ora in consultazione, che dovrebbe proteggerci dalle ripercussioni negative di un’eccessiva immigrazione.

Iniziativa poco svizzera

Quest’ultimo aspetto è stato ripreso anche dal Consigliere federale Beat Jans, secondo cui nel pacchetto dei bilaterali III il Consiglio federale è riuscito a negoziare una clausola di salvaguardia che tiene conto delle preoccupazioni della popolazione in materia di immigrazione. Inoltre, a tale clausola si aggiungono le misure presentate lo scorso inverno a livello di procedure di asilo, che si vogliono accelerare, e di mercato del lavoro, in particolare per quanto attiene all’integrazione delle donne.

Per il “ministro” di giustizia e polizia, anche se accolta, l’iniziativa democentrista non farà diminuire l’immigrazione, come insegna la “Brexit”. In Gran Bretagna, ha sottolineato, il numero dei migranti è cresciuto e la situazione economica è peggiorata. Ciò potrebbe accadere anche da noi se dovessimo disdire l’Accordo sulla libera circolazione delle persone, ha messo in guardia il consigliere federale basilese, e i bilaterali I dovessero decadere a causa della clausola ghigliottina. Schengen e Dublino potrebbero anche essere disdetti dall’Ue, poiché legati politicamente ai bilaterali I, con ripercussioni sulla sicurezza del Paese.

In un frangente storico caratterizzato da incertezza e guerra abbiamo bisogno come il pane di relazioni stabili con i nostri vicini, ha spiegato l’esponente socialista in governo, come anche dell’immigrazione di forza lavoro per rispondere ai bisogni delle imprese e all’invecchiamento della popolazione. Fissare tetti massimi nella Costituzione, ci togliere quella flessibilità che ci caratterizza nelle nostre relazioni con l’estero, pregiudicando il futuro delle generazioni a venire, ha chiosato Jans. Per tutti questi motivi, l’iniziativa UDC è “poco svizzera” stando a Jans, e va respinta senza controprogetto, né diretto né indiretto.

Una Svizzera a misura d’individuo

Ma per l’UDC è giunto il momento di prendere di petto i problemi e di scelte fondamentali: “Vogliamo una Svizzera sostenibile a misura d’uomo, oppure una metropoli anonima in cui i cittadini diventano comparse?, ha affermato Piero Marchesi (UDC/TI) rivolto al plenum.

A causa dell’immigrazione la Svizzera cresce ogni anno di 80 mila persone, ha aggiunto, pari alla popolazione della città di San Gallo. Le conseguenze, secondo il deputato ticinese, sono infrastrutture al collasso, ospedali sovraccarichi, premi di cassa malati che aumentano, alloggi sempre più cari. Le scuole, poi, sono sotto pressione per la difficoltà di assimilare un’immigrazione massiccia, con bambini di culture e lingue diverse che obbligano i comuni ad assumere docenti di appoggio e docenti speciali, ha sottolineato.

In Ticino, ha aggiunto Marchesi, il fenomeno è ancora più drammatico con i lavoratori frontalieri che in vent’anni sono passati da 30 mila a 80 mila unità. Le conseguenze sono dumping salariale e l’emigrazione dei giovani ticinesi per andare a lavorare in Svizzera interna in cerca di lavori meglio retribuiti.

Immigrazione sì, ma sostenibile

Abbiamo senz’altro bisogno di immigrazione, hanno affermato diversi esponenti democentristi, fra cui Paolo Pamini (UDC/TI), a causa del pensionamento dei baby-boomers, ma dev’essere di qualità e moderata per consentire alle infrastrutture di tenere il passo. Invece gli effetti negativi dell’immigrazione incontrollata sono sotto gli occhi di tutti, secondo Lorenzo Quadri (Lega/TI): sicurezza, stato sociale, costi della salute, mercato dell’alloggio, traffico, inquinamento, fabbisogno energetico. Se non si fa nulla, in futuro avremo bisogno di sempre più alloggi, ospedali, scuole, strade, ed energia, con buona pace degli ecologisti e dello sviluppo sostenibile da loro propugnato, ha affermato Lars Guggisberg (UDC/BE).

La nostra iniziativa, ha aggiunto Pamini, vuole proprio una Svizzera sostenibile, come indica il titolo della nostra proposta, ed è contro la cementificazione del Paese. È inutile sforzarsi di tagliare le emissioni dannose, quando poi questi sforzi vengono annullati dall’immigrazione, ha spiegato il consigliere nazionale ticinese. Per quanto attiene poi alla crescita economica vantata dai contrari all’iniziativa dovuta ai bilaterali, se si calcola pro capite si constata invece un rallentamento, non un’espansione, come si vuole far credere tirando in ballo le cifre assolute, quelle sì “meravigliose”.

Identità in pericolo

A causa di questa massiccia presenza di stranieri, molti Svizzeri si sentono stranieri nel proprio paese, ha aggiunto dal canto suo il turgoviese Pascal Schmid. La popolazione, si è detto convinto il banchiere zurighese Thomas Matter, vuole che “la Svizzera rimanga Svizzera”.

Per Michel Graber (UDC/VS), l’immigrazione di massa non cade dal cielo, ma è voluta da voi, ha affermato rivolgendosi ai banchi dei contrari all’iniziativa e a quelli seduti nei loro palazzi di vetro a Bruxelles, per i quali la libera circolazione delle persone è oramai diventata una sorta di vacca sacra intoccabile. Ma il vento là fuori, ha sottolineato Graber, sta cambiando

Evitare il disastro

Come accennato, tutti i gruppi parlamentari hanno votato contro la modifica costituzionale auspicata dall’UDC. Ciò vale anche per il Centro che avrebbe voluto opporre all’iniziativa un controprogetto diretto a livello costituzionale. In commissione la maggioranza si era opposta sostenendo che la controproposta presenta gli stessi difetti dell’iniziativa, fissando tetti massimi (9,5 milioni e 10 milioni di abitanti) del tutto arbitrari.

Per Gerhard Pfister (ZG) e Giorgio Fonio (TI), l’iniziativa UDC solleva quesiti legittimi ma dà risposte sbagliate. Tuttavia è importante dare agli elettori un’alternativa costruttiva e realistica al fine di rispondere ai crucci della popolazione, evitando però di disdire gli accordi bilaterali con l’Ue, ma obbligando almeno il Consiglio federale a cercare soluzioni con Bruxelles.

Più diretto invece Nicolo Paganini nelle riflessioni consegnate al plenum: senza un controprogetto rischiamo un brutto risveglio alle urne, ha messo in guardia. A parere del sangallese, bisogna evitare un disastro, tanto più probabile se in parlamento non si farà nulla.

Nonostante questi avvertimenti, il plenum non è nemmeno entrato nel merito della proposta del Centro, respingendo il progetto per 161 voti a 30.

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