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CN: settore alberghiero, aliquota speciale IVA va prorogata

Keystone-SDA

È definitivo: l'aliquota speciale dell'IVA per le prestazioni nel settore alberghiero, del 3,8%, va prolungata oltre il 2027.

(Keystone-ATS) È quanto deciso oggi dal Consiglio nazionale – 119 voti a 59 e 14 astenuti – che ha approvato una mozione della “senatrice” Esther Friedli (UDC/SG) già accolta dagli Stati. Il Consiglio federale dovrà ora presentare un progetto di legge in tal senso.

Contrari alla mozione, con diverse defezioni, la sinistra e i Verdi liberali, come anche il Consiglio federale. A parere del governo, l’aliquota speciale non è più attuale, visto che dal 1996, anno in cui è stata introdotta – e da allora rinnovata per ben sei volte, n.d.r. – al fine di superare un brutto momento economico, il settore si è ripreso alla grande, come dimostrano le recenti cifre dei pernottamenti in crescita.

Ma per la maggioranza della commissione, rappresentata in aula da Philippe Matthias Bregy (Centro/VS) e Michäel Buffat (UDC/VD), una mancata proroga del tasso ridotto, dimostratosi efficace nel corso degli ultimi decenni, non farebbe che indebolire un settore che deve fare i conti con la forza del franco e un livello di prezzi più elevato che altrove.

I due relatori hanno sottolineato che il tasso ridotto dell’Iva non è una peculiarità della Svizzera, ma viene applicato anche in molti Paesi Ue. Una mancata estensione avrebbe conseguenze sulla concorrenzialità del turismo elvetico rispetto all’estero. A pagarne le conseguenze sarebbero le regioni turistiche, specie quelle di montagna, hanno ripetuto all’unisono.

A queste argomentazioni, a nome della minoranza della commissione, Kathrin Bertschy (Verdi liberali/BE) ha replicato che il tasso ridotto, una vera e propria sovvenzione, non ha più ragione d’essere, tenuto conto che il turismo ha registrato l’anno scorso pernottamenti record, dimostrando di essersi scrollato di dosso la crisi del franco forte prima, con l’abbandono del tasso minimo, e della pandemia di Covid dopo.

Stando alla deputata bernese, non è il tasso di Iva ridotto ad essere decisivo, bensì altri aspetti che attirano i turisti in Svizzera, come la qualità della nostra offerta, cui si aggiungono aspetti come i paesaggi e la natura. La prova? In Danimarca, dove vige un’aliquota Iva del 25%, il turismo è in buona salute. Non è ricorrendo a sussidi a pioggia che si aiutano le regioni di montagna o discoste, ha aggiunto la consigliera nazionale PVL, ma con strumenti ad hoc, come la politica regionale.

Bertschy ha poi ricordato un aspetto non indifferente: la proroga del tasso ridotto equivale a 300 milioni di franchi di minori entrate per la Confederazione. Il piano finanziario per il 2028 include già questa somma fra le entrate per la Confederazione, mezzi che verrebbero a mancare con l’adozione della mozione. Qualora fosse il caso, alla luce del programma di alleggerimento deciso dal governo, bisognerà agire ulteriormente a livello di uscite, ha affermato Bertschy, sottolineando che finora nessuno dei favorevoli alla proroga ha spiegato dove e come agire.

Un aspetto, quest’ultimo, ripreso anche dalla “ministra” PLR delle finanze, Karin Keller-Sutter, secondo cui queste mancate entrate dovranno essere compensate in qualche modo.

Per la presidente della Confederazione, è ormai giunta l’ora di congedare l’aliquota ridotta, una vera e propria sovvenzione introdotta come misura provvisoria in un momento di crisi economica per il turismo. Dagli anni duemila, il settore non solo si è ripreso, ma ha anche fatto registrare pernottamenti da record nel 2024, lasciandosi definitivamente alle spalle la crisi del coronavirus.

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