Cinema svizzero: il lungo cammino verso un Oscar
(Keystone-ATS) Mercoledì si saprà chi fra “Reinas” di Klaudia Reynicke e “Le Procès du chien” di Laetitia Dosch partirà alla conquista di un Oscar per la Svizzera.
I due film beneficeranno in una maniera o in un’altra della nuova procedura di selezione in due tappe introdotta di recente da Swiss Films, l’agenzia di promozione del cinema svizzero.
Tale procedura intende aumentare le chance di vincere un Oscar nella categoria “International Feature Film”. Seguendo l’esempio di altri Paesi come Francia, Danimarca e Svezia, la Svizzera ha a sua volta annunciato una “shortlist”.
A metà agosto, la commissione di selezione incaricata dall’Ufficio federale della cultura (UFC) ha annunciato la preselezione per gli Oscar 2025: “Reinas”, un rito di passaggio all’età adulta della cineasta svizzero-peruviana Klaudia Reynicke, da tempo residente in Ticino, e la commedia franco-svizzera “Le Procès du chien” di Laetitia Dosch.
Dopo la preselezione di “Sister” (“L’enfant d’en haut”, 2012) di Ursula Meier e “La mia vita da Zucchina” (“Ma vie de courgette”, 2016) del regista vallesano Claude Barras, vincitori di decine di premi in vari festival, la presenza della creazione cinematografica elvetica agli Oscar era limitata. Eppure in passato ci sono stati dei successi.
Xavier Koller ad esempio si era aggiudicato l’Oscar per il miglior film straniero nel 1991 con “Viaggio della speranza” (“Reise der Hoffnung”), seguendo le tracce del regista francese Richard Dembo che era riuscito nella stessa impresa nel 1985 con “Mosse pericolose” (“La Diagonale du fou”), una coproduzione franco-svizzera. “L’invito” (“L’invitation”, 1973) di Claude Goretta e “La barca è piena” (“La barque est pleine”, 1981) di Markus Imhoof erano stati nominati nella stessa categoria senza però essere selezionati.
Dell’animale e dell’uomo
Per il suo primo film dietro la cinepresa, Dosch ricopre anche il ruolo principale di Avril, un avvocato che, se perde di nuovo in tribunale, deve lasciare il suo studio. Il fatto che il suo prossimo cliente sia un cane non aiuta. Cosmos ha morso diverse persone, ma è anche il compagno affettuoso e fedele di Dariuch, un uomo ipovedente.
Per il comitato di selezione, questa commedia filosofica “mette abilmente in discussione le opinioni sui diritti degli animali e gli atteggiamenti verso le donne nella società moderna, rivelando al contempo le convinzioni, le domande e le aspirazioni delle persone coinvolte nel processo”.
Il film è stato presentato lo scorso maggio al Festival di Cannes, dove era in lizza per il primo premio della sezione “Un certain regard” nonché per la Caméra d’Or.
Mancanza di prospettive
“Reinas” è il primo lungometraggio svizzero ad essere stato presentato nel concorso internazionale del prestigioso festival di Sundance e alla Berlinale dove si è aggiudicato il “Grand Prix of the International Jury for the Best Film” nella sezione Generation Kplus, senza dimenticare il più recente riconoscimento con il Prix du Public del Locarno Film Festival.
In questo lungometraggio Reynicke racconta la storia, ispirata alla sua vita, di una madre che vuole partire da Lima alla volta degli Stati Uniti con le due figlie, lasciando il padre che non ha molto da offrire loro.
Questa decisione è motivata dalla crisi economica, dai massicci disordini politici e dalla mancanza di prospettive per una vita migliore nel Perù degli anni ’90. “‘Reinas’ è una storia tenera e sottilmente raccontata da una regista svizzera che ha già dimostrato di poter toccare i cuori di un pubblico globale”, ha scritto il comitato di selezione.
Terreno insidioso
Anche se solo un film può partecipare alla corsa agli Oscar, Andreas Bühlmann, responsabile dei festival e dei mercati di Swiss Films, vede vantaggi per entrambe le produzioni. Soprattutto perché ora si applicano condizioni più severe.
Innanzitutto, un contratto con un distributore americano, o almeno la prospettiva di un tale contratto, è un prerequisito per l’inclusione nella shortlist. Ciò che conta, quindi, non è solo la forza del film, ma anche la rete internazionale e il pacchetto globale con cui questo può essere promosso negli Stati Uniti e tra i membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS).
Il sistema a due fasi offre anche una maggiore visibilità. “Finora un film veniva selezionato in occasione di una sola proiezione”, spiega Bühlmann. E così presto nel processo che “spesso le decisioni dovevano essere prese sulla base di ipotesi”. In altre parole, prima ancora che la giuria sapesse se il team dietro il film era abbastanza ben posizionato da avere una reale possibilità di vittoria.
Invece di potersi concentrare direttamente sulle relazioni pubbliche, il tempo e le energie erano dapprima dedicati alla ricerca di un distributore americano e alla creazione di un team promozionale.
Dopo l’annuncio della scelta del film svizzero mercoledì, l’Accademia degli Oscar svelerà la rosa dei 15 film provenienti dai vari Paesi il 17 dicembre. Un mese dopo, il 17 gennaio, verranno annunciati i candidati. La prestigiosa cerimonia di premiazione si terrà il 2 marzo 2025 a Los Angeles.