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Cina, Brics non vogliono confronto dopo le minacce di Trump

Keystone-SDA

Pechino assicura che i Brics non puntano "ad alcun tipo di confronto" dopo che il presidente Usa Donald Trump ha minacciato dazi aggiuntivi del 10% destinati ai Paesi "allineati" al gruppo delle economie emergenti di cui fanno parte Cina, India, Brasile e Russia.

(Keystone-ATS) È quanto ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, secondo cui la Cina, “per quanto riguarda l’imposizione di tariffe, ha ripetutamente affermato la sua posizione secondo cui le guerre commerciali e tariffarie non hanno vincitori e il protezionismo non offre alcuna via d’uscita” alla soluzione dei problemi.

Trump ha confermato sul suo social Truth che oggi alle 12 ora americana (le 18 in Svizzera) avrebbe iniziato a inviare le prime lettere, con una prima tranche di 15 massima, su dazi e accordi commerciali, in vista della scadenza per l’entrata in vigore delle imposte sospese. E in un post, sempre su Truth, il tycoon ha anche minacciato altri dazi del 10% sui Paesi che si “allineano” con i Paesi emergenti dei Brics, accusati di “antiamericanismo” dopo le dure critiche sulle tariffe espresse nel vertice annuale dei leader tenuto nel fine settimana a Rio de Janeiro.

Pechino ha difeso il gruppo, rimodellato negli anni come un contrappeso guidato dalla Cina alla potenza degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, definendolo come “un’importante piattaforma per la cooperazione tra mercati emergenti e Paesi in via di sviluppo”.

Il suo scopo è “promuovere l’apertura, l’inclusività e la cooperazione su basi reciprocamente vantaggiose – ha osservato sul punto Mao, parlando nel briefing quotidiano -. Non si impegna in un confronto o scontro frontale e non prende di mira alcun Paese”.

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