CF: imprese responsabili; sì controprogetto indiretto a iniziativa

Le imprese svizzere devono rispettare i diritti umani e proteggere l'ambiente, ma allo stesso tempo devono rimanere competitive sia in Svizzera che all'estero.
(Keystone-ATS) Per questi motivi il Consiglio federale ha deciso oggi di opporre un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare “Per grandi imprese responsabili”.
La controproposta non dovrà andare oltre le future disposizioni dell’Unione europea e dovrà tener conto degli standard internazionali riconosciuti, in particolare le norme relative agli obblighi di diligenza e alla rendicontazione in materia di sostenibilità, indica una nota governativa odierna.
L’esecutivo stabilirà l’effettiva attuazione materiale in un secondo momento, non appena si delineerà l’orientamento delle future disposizioni dell’UE (il cosiddetto pacchetto Omnibus) e adotterà l’avamprogetto probabilmente entro fine marzo 2026.
Attualmente, il diritto svizzero impone alle grandi imprese di redigere una relazione sui rischi della loro attività per quanto riguarda l’ambiente, le questioni sociali, le condizioni dei lavoratori, i diritti umani e la lotta contro la corruzione, nonché sulle misure di contrasto adottate. Le aziende esposte a rischi nei settori sensibili del lavoro minorile e dei minerali originari di zone di conflitto devono inoltre rispettare estesi obblighi di diligenza e rendicontazione, viene sottolineato.
Con questa normativa la Svizzera ha optato per una legislazione coordinata a livello internazionale. Tale coordinamento è infatti essenziale per mantenere la competitività delle imprese elvetiche. Visto che le nuove disposizioni previste dall’Unione europea interesseranno anche le aziende in Svizzera, il Consiglio federale ritiene pertanto necessario adeguare la legislazione: “solo in questo modo sarà possibile continuare a garantire il coordinamento internazionale”, viene precisato.
100 mila firme in due settimane
Dopo un primo insuccesso alle urne nel 2020, l’iniziativa popolare “Per grandi imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente” è stata lanciata ad inizio gennaio da un comitato interpartitico. Sostenuti da un’ampia coalizione che va dalla destra alla sinistra e alla società civile, i promotori sono riusciti nell’exploit di raccogliere le centomila firme necessarie in meno di due settimane e oltre 287’000 sottoscrizioni in pochi mesi.
Il testo prevede norme vincolanti per obbligare le multinazionali svizzere a rispettare i diritti umani e le norme ambientali nelle loro attività commerciali e a ridurre le loro emissioni nocive per il clima. Questi obblighi si ispirano alle norme internazionali in materia e alle regole adottate dall’UE.
Devono essere applicati alle multinazionali con almeno 1000 dipendenti e un fatturato di 450 milioni di franchi. Secondo i promotori dell’iniziativa, nel settore delle materie prime particolarmente a rischio devono essere interessate anche le grandi imprese che non raggiungono queste soglie.
In giugno, la maggioranza dei Paesi dell’UE si è però espressa a favore dell’estensione della legge sulla tutela dei diritti umani alle sole imprese con più di 5000 dipendenti, invece che alle imprese con più di 1000 dipendenti come finora. Inoltre, il limite di fatturato netto annuo dovrebbe essere aumentato da 450 milioni a 1,5 miliardi. La questione è ancora pendente al Parlamento europeo.