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CF: Viola Amherd annuncia dimissioni per fine marzo

Keystone-SDA

Viola Amherd ha annunciato oggi in conferenza stampa a Berna le sue dimissioni dal Consiglio federale per fine marzo. Da tempo si speculava su un suo passo indietro. Era stata eletta nel dicembre del 2018.

(Keystone-ATS) Era stata eletta nel dicembre del 2018 ed è stata la prima donna a guidare il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS).

L’annuncio arriva a poche settimane dal completamento del suo anno presidenziale. Le dimissioni di Gerhard Pfister, presidente del suo partito, il Centro, negli scorsi giorni, hanno alimentato nuovamente le voci su un addio della ministra altovallesana, che ora si concretizza.

“Dopo oltre 30 anni di politica attiva, di cui più di 25 in una funzione esecutiva, è giunto il momento di passare il testimone”, ha affermato la 62enne di Briga-Glis (VS) davanti ai media, giunti per seguire una conferenza stampa dopo la tradizionale seduta del governo del mercoledì, dedicata al futuro del servizio militare e della protezione civile.

Decisione presa da sola

Amherd ha aggiunto che è da un po’ di tempo che sta pensando di lasciare la carica. Ogni consigliere federale prende una decisione del genere da solo e per conto proprio, ha assicurato, quando le è stato chiesto se il suo annuncio fosse legato alle pressioni dell’UDC, che chiedeva proprio le sue dimissioni.

A suo avviso, una volta presa la decisione, questa deve essere resa pubblica in modo chiaro e rapido, per evitare incertezze. In ogni caso, secondo la ministra le critiche devono sempre essere prese sul serio e c’è sempre spazio per miglioramenti.

Risultati, ma non tutto perfetto

La consigliera federale ha poi espresso la convinzione di aver raggiunto alcuni importanti risultati durante il suo mandato. Certo, non tutto è andato alla perfezione, ha ammesso. C’è ancora del lavoro da fare per il suo successore. Fra i ricordi positivi che le rimarranno, ha citato quello dell’anno presidenziale, in particolare.

Per quanto riguarda un bilancio del suo operato ha lasciato con un sorriso che siano i giornalisti a farlo. Ha comunque evidenziato alcuni punti a suo avviso positivi per il DDPS: l’aumento dei fondi per l’esercito, la creazione della Segreteria di Stato della politica di sicurezza (SEPOS), la cooperazione internazionale in materia di difesa, uno studio sulla discriminazione e la violenza sessuale nelle forze armate e il rafforzamento dell’etica nello sport. Fra le sfide a venire, Amherd ha menzionato la crescente polarizzazione del mondo politico.

Successione

Anche se lascerà il governo alla fine di marzo e Gerhard Pfister guiderà il Centro fino alla fine di giugno, Amherd detto di ritenere che egli possa diventare consigliere federale. Quei pochi mesi di scarto non gli impediscono di puntare alla sua successione, secondo Amherd. “Ogni partito ha anche un vicepresidente”, ha ricordato.

La ministra ha poi sottolineato che con la sua decisione di dimettersi in primavera non intendeva influenzare in alcun modo la sua successione. Rispondendo a una domanda dei giornalisti, ha detto di aver informato Pfister immediatamente prima di annunciarlo pubblicamente. Quando le è stato chiesto se abbia preferenze per la successione, Amherd ha detto di essere felice di non averne.

Le è poi stato anche chiesto se fosse stanca dopo 30 anni di mandato. “Sono ancora in forma, ma bisogna andarsene quando si è ancora in forma”, a sottolineato, aggiungendo che se ne va con un sentimento di grande gratitudine per aver potuto lavorare così tanto.

I prossimi passi

Il Centro non tarderà a informare sul processo interno al partito e sul gruppo parlamentare per la successione Amherd. Lunedì è prevista una riunione della direzione, seguita da una conferenza stampa.

Oltre a Pfister, tra i papabili citati da più parti figurano il consigliere nazionale Martin Candinas (GR), che è stato presidente del Consiglio nazionale nel 2023, e il consigliere agli Stati Benedikt Würth (SG). In Romandia è stato fatto il nome della “senatrice” Isabelle Chassot (FR), che ha presieduto la commissione parlamentare d’inchiesta su Credit Suisse.

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