La televisione svizzera per l’Italia

CF: Svizzera-Ue, conclusi negoziati a livello materiale

Keystone-SDA

Dopo 197 riunioni si sono conclusi i negoziati a livello materiale fra la Svizzera e l'Unione europea (Ue). Stando al Consiglio federale, il risultato raggiunto è "positivo" e rispetta il mandato negoziale affidato al capo negoziatore, Patric Franzen.

Soddisfatti

(Keystone-ATS) “Siamo soddisfatti del risultato raggiunto”, ha affermato davanti ai ai media il capo della diplomazia elvetica, Ignazio Cassis, secondo cui è stata posta una “pietra miliare” nelle relazioni fra Berna e Bruxelles a vantaggio della nostra economia, della nostra ricerca e anche della nostra sicurezza.

Si tratta di un passo importante, secondo il consigliere federale ticinese, tenuto conto del periodo agitato che stiamo vivendo – Cassis ha citato la guerra e i conflitti in Ucraina, Africa e il Medio Oriente – caratterizzato da un mondo sempre meno democratico e tendente al protezionismo.

Diritti popolari garantiti

Affrontando gli aspetti legati alla ripresa dinamica del diritto europeo, Cassis ha spiegato che sono coinvolti solo i cinque accordi dei Bilaterali I, mentre le norme sugli aiuti di Stato trovano applicazione solo in tre settori specifici: trasporto aereo, trasporti terrestri ed energia elettrica.

Come accade ora, in caso di divergenze spetterà a un comitato misto Svizzera-Ue occuparsi del caso, ha rammentato Cassis. In caso di disaccordo, la palla passerebbe a un tribunale arbitrale composto da giudici svizzeri ed europei: quest’ultima istanza avrebbe l’ultima parola. Il tribunale arbitrale potrebbe rivolgersi alla Corte di giustizia europea ma solo per ottenere un parere giuridico, ha specificato Cassis, aggiungendo che i diritti popolari non sono toccati. Le procedure democratiche interne alla Svizzera vengono insomma rispettate (per esempio il diritto di referendum).

Contributo di coesione

Circa il contributo di coesione – che diventerà regolare – della Svizzera all’Ue, esso ammonterebbe a 350 milioni di franchi all’anno a partire dal 2030 fino al 2036.

Nel frattempo, sempre a livello di coesione, la Svizzera si è impegnata a versare un importo finanziario supplementare per ogni anno dal 2025 alla fine del 2029 di 130 milioni di franchi.

Tutti i contributi saranno destinati direttamente a programmi e progetti nei Paesi partner della Svizzera all’interno dell’Ue, ha assicurato il consigliere federale PLR, in settori quali la migrazione o la formazione professionale.

Clausola di salvaguardia

Altri aspetti delicati dei negoziati riguardano la libera circolazione delle persone e la questione dei salari. Stando al “ministro” di giustizia e polizia, Beat Jans, la Svizzera è riuscita ad ottenere diverse eccezioni in merito alla libera circolazione delle persone, alle espulsioni e alla protezione del sistema sociale. Nel caso delle espulsioni per reati penali, come previsto dalla Costituzione, tutto rimane come ora, ha dichiarato Jans.

Come oggi, in futuro solo le persone che cercano lavoro potranno stabilirsi da noi, mentre tutti gli altri dovranno dimostrare di avere mezzi sufficienti per vivere. Dopo cinque anni di permanenza, un cittadino Ue potrà ottenere un permesso di soggiorno. Tale periodo potrà essere prolungato qualora la persona in questione sia stata dipendente per un certo periodo dell’assistenza sociale o in disoccupazione. In questo caso, ha sottolineato il “ministro” socialista, si tratta di condizioni più rigide di quelle europee.

Dulcis in fundo, in caso di serie ripercussioni a livello sociale ed economico causate dalla libera circolazione, siamo riusciti ad ottenere una clausola di salvaguardia. “Il mio dipartimento – ha spiegato il consigliere federale basilese – dovrà presentare entro la fine di febbraio un progetto che includa i criteri da ottemperare per invocare questa clausola. Spetterà alla Svizzera decidere se e quando attivarla in completa autonomia, ha affermato Jans, che al riguardo ha parlato di un chiaro successo negoziale.

Salari e ricerca

Sul tema dei salari, il responsabile dell’economia, della formazione e della ricerca, Guy Parmelin, ha sottolineato che gli accordi preservano l’attuale livello di protezione dei salari e le stesse condizioni lavorative per il personale distaccato (periodo di annuncio e cauzioni).

Grazie ai negoziati, ha aggiunto Parmelin, abbiamo ottenuto delle eccezioni per proteggere i nostri interessi essenziali nei settori dei trasporti terrestri, dei prodotti agricoli e dell’energia elettrica. Il servizio pubblico, tra l’altro, non sarà interessato.

per quanto attiene alla ricerca, dal 2025 i ricercatori potranno partecipare a quasi tutti i bandi di concorso di Orizzonte Europa, del programma Euratom e del programma Europa digitale. Per Erasmus+, ha aggiunto il consigliere federale UDC, ciò varrà dal 2027.

Le prossime tappe

La firma dell’accordo è prevista per la primavera prossima. Prima dell’estate un progetto di messaggio verrà inviato in consultazione affinché possa essere trasmesso al parlamento presumibilmente a inizio 2026.

Per quanto attiene al messaggio, il Consiglio federale intende raggruppare gli accordi tesi a stabilizzare la via bilaterale (aggiornamento degli accordi in vigore, norme sugli aiuti di Stato, partecipazione ai programmi dell’UE e contributo svizzero) in un decreto federale di “stabilizzazione”, mentre i tre nuovi accordi (energia elettrica, sicurezza alimentare e sanità), saranno presentati separatamente in decreti federali di “sviluppo”.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR