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Castro difende l’operazione in favela davanti alla Corte suprema

Keystone-SDA

Per il governatore dello Stato di Rio de Janeiro Cláudio Castro, l'operazione di polizia condotta il 28 ottobre scorso nei complessi della Penha e dell'Alemão e costata la vita ad almeno 130 persone, è stata "realizzata nei limiti della legge e della Costituzione".

(Keystone-ATS) Il bolsonarista Castro, che oggi è stato sentito per oltre due ore dal giudice della Corte suprema brasiliana Alexandre de Moraes Moraes, ha difeso l'”uso proporzionale della forza” di fronte alla minaccia del Comando Vermelho, la principale organizzazione criminale di Rio. Lo rende noto il sito del quotidiano brasiliano O Globo.

Castro ha pure consegnato al giudice un documento di 26 pagine da lui firmato in cui assicura che l’operazione ha rispettato le regole imposte dalla Corte suprema, ovvero “azioni diurne, presenza di ambulanze e divieto di uso di scuole come basi”.

Tutti gli agenti, si legge inoltre nel documento, indossavano bodycam, sebbene alcune abbiano presentato “guasti tecnici” mentre è stata aperta un’inchiesta sulla rimozione di corpi prima delle perizie.

L’operazione, sempre secondo la dichiarazione firmata da Castro, è stata pianificata per un anno, con due mesi di riunioni operative tra Polizia civile e militare e il supporto della Procura locale. In totale hanno partecipato 2.500 agenti, che hanno eseguito 100 mandati di arresto e 145 perquisizioni, sequestrando armi da guerra, esplosivi e veicoli.

Moraes ha ordinato che tutte le prove siano preservate e oggi, al governatore di Rio, ha chiesto chiarimenti urgenti sulla più sanguinosa operazione di polizia degli ultimi anni.

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