Cantoni alpini, ancora poca chiarezza su tassa seconde case

Dopo l'abolizione del valore locativo sancita dall'elettorato ieri, l'annessa imposta immobiliare sulle abitazioni secondarie, pensata per compensare almeno parzialmente le perdite fiscali, è ora in fase di esame da parte dei cantoni di montagna.
(Keystone-ATS) Non è ancora chiaro se si opterà per un approccio coordinato o se la sua eventuale introduzione sarà di competenza dei comuni.
Per il momento, la Conferenza dei governi dei cantoni alpini (CGCA) si mostra cauta nelle sue dichiarazioni. Le condizioni nei singoli cantoni variano in alcuni casi, motivo per cui il coordinamento deve ancora essere analizzato, afferma il suo segretario generale, Fadri Ramming, raggiunto da Keystone-ATS.
Durante la campagna che ha preceduto l’appuntamento con le urne, la CGCA si era espressa apertamente contro l’abolizione del valore locativo. I cantoni di montagna sono infatti i più colpiti dall’abrogazione della tassa, visto che, considerando la loro vocazione turistica, pullulano di abitazioni secondarie sulle quali incassavano l’imposta.
Tuttavia, ad eccezione del Vallese – dove i contrari hanno prevalso, soprattutto nella parte francofona – i cantoni interessati hanno votato sì. Oltre al Ticino e ai Grigioni, si tratta di Uri, Obvaldo, Nidvaldo, Glarona e Appenzello Interno.
In soldoni, il canton Grigioni prevede un buco nelle entrate nell’ordine di 89 milioni di franchi. Sommando anche gli altri, il totale stimato è superiore ai 200 milioni.
Riguardo alla nuova tassa sulle seconde case, bisognerà valutare se saranno necessarie ulteriori modifiche legislative. In ogni caso, il processo che aspetta la CGCA non è dei più semplici. L’esperienza con i tentativi di introdurre un’imposta sulle abitazioni secondarie nei comuni – per esempio nei Grigioni a Silvaplana, Celerina e Pontresina – dimostra che è da mettere conto una certa resistenza da parte dei residenti e dei proprietari di abitazioni di vacanza, avverte Ramming.