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Borsa svizzera: chiude in ribasso, SMI -0,45%

Keystone-SDA

La borsa svizzera archivia la settimana con una seduta chiusa in ribasso, ma in sensibile recupero rispetto ai minimi di giornata: l'indice dei valori guida SMI ha terminato a 12'644,49 punti, in flessione dello 0,45% rispetto a ieri.

(Keystone-ATS) A pesare inizialmente fortemente sui corsi è stato il timore di una crisi bancaria negli Stati Uniti, dopo che ieri sono emersi dubbi sulla qualità dei bilanci delle banche regionali, sulla scia dei problemi annunciati da Zions e Western Alliance. Gli investitori hanno reagito con nervosismo, temendo un allargamento del problema: in queste situazioni – ha ricordato un operatore – non si sa mai quale sarà la prossima banca a trovarsi in difficoltà e quindi tutti i titoli finanziari hanno traballato. “Dove c’è uno scarafaggio, probabilmente ce ne sono altri”, ha recentemente affermato Jamie Dimon, CEO di JPMorgan.

Secondo taluni esperti le speranze di un abbassamento dei tassi d’interesse dovrebbero però preservare il mercato da una correzione più forte: le possibilità di un allentamento della politica monetaria da parte della Federal Reserve sembrano infatti intatte. “E se negli Stati Uniti dovesse davvero verificarsi una crisi delle banche regionali, la Fed reagirebbe comunque rapidamente”, si è detto convinto un professionista Rimane comunque irrisolta anche la disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina e non si intravede la fine dello shutdown, il blocco delle attività governative federali americane non essenziali, in assenza di una legge di bilancio.

“Non deve quindi sorprendere che gli investitori decidano di realizzare i profitti dopo la recente forte crescita dei mercati azionari”, ha affermato uno specialista. Il nervosismo ha inoltre spinto ancora una volta al rialzo l’oro, che per il quinto giorno consecutivo ha stabilito nuovi record.

Il mercato elvetico è così partito male ed è arrivato a perdere quasi il 2%, in una seduta che sembrava ricalcare quelle dello scorso aprile, ma nel pomeriggio ha poi saputo trovare maggior fiducia. La settimana si chiude con l’SMI in crescita dell’1,3%.

A livello di singoli titoli sotto pressione si sono trovati i finanziari come UBS (-3,23% a 30,28 franchi) e Partners Group (-3,57% a 966,20 franchi). Tutti con il segno meno hanno terminato anche gli assicurativi Swiss Re (-1,93% a 145,15 franchi), Zurich (-0,64% a 555,20 franchi) e Swiss Life (-1,33% a 857,60 franchi).

Non hanno presentato un andamento perfettamente unitario i valori particolarmente dipendenti dai cicli economici come ABB (-1,32% a 58,40 franchi), Amrize (-2,19% a 38,02 franchi), Geberit (-1,22% a 601,20 franchi), Holcim (-1,93% a 65,90 franchi), Kühne+Nagel (+0,72% a 154,30 franchi) e Sika (-0,88% a 175,00 franchi).

Ha trovato ulteriore linfa Nestlé (+1,95% a 84,83 franchi), che ieri ha guadagnato il 9% dopo i buoni trimestrali e l’annuncio della soppressione di 16’000 posti di lavoro. Non hanno per contro sostenuto il listino Roche (-0,56% a 283,70 franchi) – che ha subito una sconfitta giudiziaria in India in relazione al suo farmaco Risdiplam – e Novartis (-0,12% a 104,22 franchi). In un contesto dominato da una certa paura ha brillato Swisscom (+0,93% a 594,50 franchi), valore difensivo per eccellenza.

Nel mercato allargato Comet (-2,11% a 190,40 franchi) ha presentato un dato dei ricavi in calo e inferiore alle attese degli analisti. Julius Bär (-2,88% a 52,68 franchi) è stato fra i gruppi più toccati dall’incertezza riguardo alle banche americane.

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