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“BNS non introdurrà tassi negativi”, dicono gli esperti

Keystone-SDA

La Banca nazionale svizzera (BNS) non interverrà sui tassi nel tradizionale esame della situazione economica e monetaria in programma giovedì.

(Keystone-ATS) È il parere quasi unanime degli esperti, che vedono stabilità anche a medio termine, malgrado i dazi imposti dal presidente americano Donald Trump.

In un sondaggio condotto dall’agenzia Awp 18 economisti su 19 prevedono che il tasso guida, attualmente allo 0,0%, rimarrà invariato. Un solo analista si aspetta una riduzione al -0,25%.

Una tale uniformità di pensiero è rara e potrebbe essere dovuta alle parole del presidente della BNS Martin Schlegel che, dopo il sesto taglio consecutivo dell’indicatore di riferimento ha posto l’asticella molto in alto per un abbassamento in territorio negativo. “Siamo consapevoli che i tassi di interesse negativi possono avere effetti indesiderati, ad esempio per i risparmiatori e le casse pensioni”, ha detto il 49enne. “L’ostacolo alla loro reintroduzione è elevato”.

Secondo la maggior parte degli osservatori le barriere doganali americane non hanno modificato in modo sostanziale la situazione. I dazi incidano negativamente sulla crescita del prodotto interno lordo, ma i tassi negativi non sono una risposta adeguata, affermano gli specialisti di UBS. In concreto, stando a Valiant Bank le conseguenze delle tariffe non sarebbero affatto attenuate, né tanto meno evitate, da un breve deprezzamento del franco. “I numerosi effetti negativi prevalerebbero chiaramente”. Dello stesso avviso è Banca Migros: tassi inferiori allo zero non porterebbero alcun beneficio, ma causerebbero “danni collaterali indesiderati”.

Secondo i professionisti della finanza anche l’andamento dell’inflazione depone a sfavore di un abbassamento dei tassi. Dopo il valore negativo registrato in maggio il rincaro mostra infatti un andamento al rialzo su livelli bassi. Alla luce di ciò, secondo la banca Safra Sarasin non vi è alcun motivo per rivedere al ribasso le previsioni di inflazione della BNS: l’attuale politica monetaria è perciò sufficientemente espansiva e non sono necessari ulteriori tagli del costo del denaro, anche se ultimamente le notizie sia politiche che economiche sono state tutt’altro che favorevoli per la Svizzera.

Pure sul medio periodo la stragrande maggioranza degli esperti pronostica che la BNS manterrà il tasso guida allo 0,0%. Ma in quali casi si passerebbe nella zona negativa? Per esempio nell’eventualità di una forte rivalutazione del franco rispetto all’euro. “La BNS sarebbe costretta ad agire se la Banca centrale europea, in caso di una netta inversione di rotta della Federal Reserve, revocasse la pausa sui tassi e li abbassasse in modo massiccio”, osserva BAK Economics. Visto il moderato percorso intrapreso della banca centrale statunitense questo rischio dovrebbe comunque essere inizialmente scongiurato.

Anche un crollo dell’economia e il ritorno alla recessione con un calo dei consumi privati a causa dell’aumento della disoccupazione potrebbero fornire un argomento a favore dei tassi di interesse negativi, aggiunge Banca Migros. Se il franco dovesse per contro apprezzarsi fortemente solo a causa di afflussi verso beni rifugio, secondo la Banca cantonale di Zurigo la BNS ricorrerebbe al collaudato strumento degli interventi sul mercato valutario. Ciò comporterebbe però altri rischi, in particolare quello che la Svizzera venga etichettata dagli Stati Uniti come paese che manipola la moneta. “E proprio l’attuale controversia doganale con Washington Uniti incentiva la BNS a mantenere un atteggiamento il più possibile tranquillo”, fa presente Banca Syz. Attirare l’attenzione con tassi di interesse inferiori allo zero non sarebbe certamente utile per i negoziati.

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