Bergoglio e Trump, un decennio di muro contro muro

Mai la Casa Bianca e il Vaticano sono stati così distanti come durante le due presidenze di Donald Trump. Niente a che vedere con la profonda sintonia avuta con Joe Biden, secondo presidente cattolico americano e fervente praticante, ma anche con il protestante Obama.
(Keystone-ATS) A parte il tema dell’aborto, condannato pure da Francesco, su tutti gli altri grandi temi il Papa progressista e il tycoon ultraconservatore – che si definisce un cristiano “senza affiliazione” ma molto vicino agli evangelici – si sono trovati agli antipodi: i migranti, il clima, il capitalismo sfrenato, il dialogo nel rispetto di tutti evitando l’odio e la vendetta.
È stato un decennio pieno di crescenti tensioni e l’omaggio finale del presidente al pontefice è piuttosto laconico (come quello del suo cattolicissimo vice JD Vance, che pure è stato l’ultimo leader ad incontrarlo) e addirittura grottesco: l’annuncio delle bandiere a mezz’asta è stato fatto dal balcone della Casa Bianca accanto a una persona travestita da coniglio pasquale per la tradizionale caccia alle uova dei bambini nel giardino della presidenza. “Riposa in pace, Papa Francesco! Che Dio lo benedica e benedica tutti coloro che lo hanno amato!”, è stato il suo stringato post su Truth, cui ha aggiunto poche parole durante l’Easter Egg Roll: “Un brav’uomo” che “ha lavorato sodo” e che “amava il mondo”.
Quando fu eletto nel 2013, Trump elogiò Bergoglio come “un uomo umile, molto simile a me”. Così disse il tycoon che undici anni dopo si è definito l’unto del Signore che lo ha “salvato dall’attentato per rendere l’America nuovamente grande”. Le loro strade si sono incrociate nel settembre 2015, durante la prima visita ufficiale di Francesco in America, appena tre mesi dopo che Trump aveva annunciato la sua corsa alla Casa Bianca. Il Papa fece numerose dichiarazioni progressiste su temi controversi come l’immigrazione, il cambiamento climatico, la giustizia sociale e la compassione verso le persone Lgbtq+: un messaggio chiaro contro le prime bordate del tycoon. La prima frattura risale al febbraio 2016, quando Bergoglio, di ritorno dal Messico, criticò duramente la promessa elettorale di Trump di costruire il famigerato muro: “Una persona che pensa solo a costruire muri, ovunque essi siano, e non a costruire ponti, non è cristiana”. Commenti “scandalosi”, replicò furente l’interessato, aggiungendo: “Se e quando il Vaticano sarà attaccato dall’Isis vi posso garantire che il Papa avrà solo desiderato e pregato affinché Donald Trump fosse presidente”.
Nonostante le tensioni, Francesco lo ricevette in Vaticano nel 2017 per 30 minuti: una visita apparentemente cordiale, “fantastica” nelle parole di Trump. Ma le foto virali dell’incontro mostrarono un Papa poco entusiasta. Poche ore prima del giuramento nel gennaio di quest’anno, il pontefice gli inviò un messaggio augurando prosperità agli Stati Uniti, descritti come “una terra di opportunità e accoglienza per tutti”, e invitando il presidente “a costruire una società più giusta, in cui non ci sia spazio per odio, discriminazione o esclusione”. Ma un mese dopo Bergoglio lanciò una dura critica alle deportazioni di massa di Trump: “Ciò che è costruito sulla forza, e non sulla verità dell’uguale dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male”, scrisse in una lettera ai vescovi americani, denunciando che l’espulsione di “persone che spesso hanno lasciato i loro Paesi per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave degrado ambientale, mina la dignità di molti uomini e donne”.
Lo zar dei confini Tom Homan lo attaccò frontalmente (“Vorrei che si concentrasse sulla Chiesa cattolica e lasciasse che fossimo noi a occuparci dei confini”), mentre il vicepresidente JD Vance se la prese con la conferenza episcopale Usa, accusata di pensare più ai contributi milionari che riceve per gli immigrati illegali che a ragioni umanitarie. Uno scontro finito in tribunale, con i vescovi che hanno fatto causa all’amministrazione per aver tagliato il sostegno al programma di reinsediamento dei rifugiati.
Il rapporto di Francesco è stato conflittuale non solo con Trump e Vance, ma anche con buona parte delle gerarchie ecclesiastiche americane, molto conservatrici sul fronte sociale e spesso conniventi nelle diffuse vicende di abusi sessuali nel Paese che il Papa ha cercato di combattere.